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Una proposta di legge per sostenere gli oratori.
La VI Commissione (Istruzione e cultura, ricerca scientifica e politiche sociali) del Consiglio regionale della Campania ha approvato il 13 novembre all'unanimità la proposta di legge per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti di culto che svolgono attività similari. La proposta di legge stabilisce che la Regione Campania favorisce la promozione e valorizzazione delle attività richiamate dalla legge nazionale 206 del 2003, erogando un contributo per iniziative di carattere sociale realizzate sul territorio. La copertura finanziaria sarà resa possibile grazie alla riduzione dei costi della politica operata dal Consiglio regionale, in accordo con tutte le forze rappresentate in aula. La proposta di legge promuove, in particolare, programmi, azioni e interventi finalizzati alla diffusione dello sport e della solidarietà, alla promozione sociale e d'iniziative culturali nel tempo libero, al contrasto dell'emarginazione sociale e della discriminazione razziale, del disagio e della devianza in ambito minorile, favorendo prioritariamente le attività svolte nelle realtà più disagiate. Le modalità d'istruttoria delle domande, delle valutazioni dei progetti e di concessione dei contributi sono definite e comunicate, a cura della struttura amministrativa competente in materia di assistenza sociale, con la pubblicazione di apposito bando annuale. Adesso il provvedimento dovrà essere approvato dal Consiglio regionale.
Necessari punti certi. Proprio un mese fa, il 27 ottobre, il card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, aveva sottolineato l'importanza di una normativa sugli oratori: "È urgente una legge sugli oratori", aveva sostenuto il porporato, perché "bisogna dare ai ragazzi e ai giovani un posto sicuro e vocato alla formazione, nel quale ritrovarsi. Dobbiamo sottrarli alle insidie della strada e dare loro un oratorio". Alla fine della scorsa legislatura la competente Commissione del Consiglio regionale licenziò un testo all'unanimità, che però non fu portato all'esame dell'Aula assembleare. Adesso una nuova proposta di legge, come risposta a questo appello. Don Pasquale Langella, direttore dell'Ufficio coordinamento oratori della diocesi di Napoli, è prudente. "Dobbiamo aspettare innanzitutto l'approvazione della legge", dice. "Apprezziamo e incoraggiamo la buona volontà di chi finora si è speso per portare avanti la proposta di legge - chiarisce il sacerdote -, ma adesso l'iniziativa si deve portare a termine con una legge approvata da tutto il Consiglio". Il timore è che possa ripetersi quanto già accaduto con la precedente proposta di legge della passata legislatura. "È necessario - aggiunge il direttore dell'Ufficio diocesano coordinamento oratori - che la legge abbia dei punti di riferimenti certi, per esempio con scadenze annuali già fissate su quando fare le domande per avere i finanziamenti". Don Langella si augura anche che "si apra un dialogo proficuo tra le realtà che operano in questo campo e la Regione, per il bene dei giovani".
Valorizzare la figura dell'animatore. L'approvazione della legge "favorirà l'operatività e la nascita di altri oratori a favore dei ragazzi. È positivo che si passi da un decreto che stabilisce di volta in volta i finanziamenti alle attività oratoriali a una legge vera e propria, che dà la certezza che ogni anno la Regione elargirà dei contributi", commenta don Valentino Picazio, presidente dell'Anspi Campania, che conta sedicimila iscritti per oltre 500 oratori e circoli. La proposta di legge sottolinea il ruolo degli oratori anche nel contrasto della devianza minorile. "In alcune aree particolarmente disagiate - fa notare don Picazio - l'istituzione di un oratorio può significare una presa di posizione contro forme di discriminazione e di devianza giovanile. Con questa legge penso che nuove parrocchie, anche grazie ai contributi previsti, potranno aprire degli oratori". I problemi, per il presidente dell'Anspi, "sono le strutture che costano, le attrezzature che mancano e la formazione degli animatori". Soprattutto quest'ultimo aspetto è molto importante per don Picazio: "Si tratta di formare figure professionali capaci di stare con i ragazzi: educatori, animatori di comunità e persone che garantiscano una certa stabilità nell'oratorio. Questa è una voce della spesa che si deve tenere in conto perché non possiamo basarci solo sul volontariato". Secondo il presidente regionale dell'Anspi, "si potrebbe tentare di valorizzare la figura professionale dell'animatore di comunità, dandogli un contributo non solo per le spese, ma anche un riconoscimento del lavoro che svolge in questi ambienti così difficili". In un momento di grande crisi come l'attuale, "potrebbe essere auspicabile garantire a questi ragazzi un minimo nel periodo in cui studiano all'Università e fanno gli animatori. Si deve investire su questa figura perché potrebbero esserci giovani che vogliono fare gli animatori per tutta la vita. L'auspicio è che si possa aprire per questi ragazzi una prospettiva occupazionale, ora che il lavoro manca".
a cura di Gigliola Alfaro
(da SIR del 28 novembre 2012)