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Un tempo propizio

In questo anno giubilare dedicato alla Speranza, ci prepariamo a vivere intensamente il tempo forte della Quaresima. Come Comunità salesiana ispettoriale, percorreremo questo cammino attraverso due principali modalità di accompagnamento: gli Esercizi Spirituali, con particolare attenzione a quelli di “Quaresima Viva” a Morigerati, ispirati alla vita di Paolo di Tarso, con sei turni destinati agli adolescenti e ai giovani delle nostre case (vedi QUI); e la Via Crucis illustrata, che sarà raccontata sui nostri canali Social ufficiali, riprendendo il format dello scorso anno con narrazioni e disegni in time-line in cui ogni Stazione sarà attualizzata con storie di risurrezione giovanile.
Saranno quaranta giorni liturgici tutti da vivere con consapevolezza, per non correre il rischio di credere che giungano da noi sfogliando le pagine di un calendario (“anche quest’anno è arrivata la Quaresima”, “e ora subito arriva Pasqua” e altre frasi simili sono una costante). Infatti è bene spostare il nostro punto di vista per osservare come in realtà siamo noi a giungere, o meglio ad entrare, in un tempo forte. Lasciandoci guidare dal vangelo di Luca, notiamo che Gesù era guidato dallo Spirito nel deserto (Lc 4, 1): questo versetto ci consegna un primo atteggiamento, un cambio di prospettiva, che dovrebbe far nascere in noi la domanda “è lo Spirito che mi guida in questo tempo o lo vivo come uno scorrere di giorni in attesa di una grande festa che mi lascerà poco o nulla?”
Il rischio che ne deriva è di attraversare il deserto in Jeep, a 100 km/h, super attrezzati e ben riforniti. Certo è comodo, ma che senso ha farlo? In questo modo incontrare il Signore diventerebbe difficile, anzi peggio, non ci metteremmo nelle condizioni di incontrarlo. La Quaresima è un tempo speciale per disporre l’animo in preghiera, ma per farlo occorre iniziare a lasciare e fare spazio: insomma scendere dalla Jeep, rallentare e andare a piedi, perché l’importante non è raggiungere prima la meta, ma giungerci preparati. Ecco, l’apostolo Luca ci ha già consegnato il primo passo, ma nel pacchetto sono inclusi anche gli altri.
Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo".
Il collegamento con l’astenersi dalla carne il venerdì è immediato. Spesso capita di sentire “forti” obiezioni del tipo “eh, ma figuriamoci se Dio dà peso a queste cose". Tuttavia bisogna chiedersi “perché a me costa tanto rinunciare ad una cosa così piccola?” La frase del Vangelo e questa tradizione possono essere facilmente riassunte in una parola: DIGIUNO. È questo il secondo passo da tenere a mente, in quanto il digiuno non è qualcosa che serve a Dio, ma a noi. Il digiuno da un pasto, così come da una qualsiasi abitudine che si sente quasi necessaria, può trasformarsi in tempo guadagnato in preghiera, a fare una buona azione, e sicuramente diventa uno spazio in cui il Signore può manifestarsi, perché gli abbiamo lasciato un varco per entrare.
Gesù gli rispose: "Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto".
Il diavolo offre a Gesù potere e gloria, due zavorre che si mascherano da palloncini: sembra ci elevino, ci portano in alto e ci fanno credere superiori. Queste sono convinzioni radicate che non possono essere ridotte solo rifiutandole, ma rientrando in contatto con la realtà. Il gesto dell’ELEMOSINA ci permette di amare nel bisogno chi è come me. Forse non basta gettare una moneta, ma toccare la carne viva della sofferenza. Elemosina è anche offrire qualcosa di grande valore all’altro fratello bisognoso, probabilmente ciò che abbiamo di più prezioso oggi e che difficilmente riusciamo a donare: il nostro tempo.
Gesù gli rispose: "È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"
Nel momento in cui abbiamo aperto un varco nell’animo si riesce a scovare un bisogno, ovvero la PREGHIERA. Se i passi del digiuno e dell’elemosina non sono vissuti pienamente, riusciremo a scorgere dentro di noi la presenza di Dio e a farne esperienza con difficoltà. La conseguenza, infatti, sarebbe quella di vivere la preghiera come una relazione mercantile in cui si cerca di piegare il Signore alle nostre esigenze e per tenere in controllo ciò che si sfugge. La disposizione dell’animo in preghiera è quella di sentirsi limitati, ma amati e ascoltati perché figli e creature.
Antonio Gargano