Lettera dell'Ispettore don Pasquale Cristiani

mercoledì 2 novembre 2016
Lettera dell'Ispettore don Pasquale Cristiani

Carissimi Confratelli,

                                                iniziando dalla Puglia anche quest’anno ho intrapreso l’impegno delle visite alle comunità. Pensando alla festa del patrono della nostra Ispettoria, ho deciso di scrivervi per condividere qualche tratto del Beato Mchele Rua affinchè sia per ognuno di noi e per le nostre comunità educative uno stimolo vivo per il cammino di santità e di fedeltà a Don Bosco.

D. Angelo Amadei, il primo biografo di d. Rua, dichiara che Dio non fa le cose a metà. Nell’affidare a D Bosco quel compito, che esigeva un tempo più lungo della vita di un uomo, gli pose accanto Michele Rua, affinché studiandolo fin da ragazzo nelle opere, nelle parole e nelle idee, s'imbevesse appieno del suo spirito e divenisse capace di ultimare e perfezionare ciò che lo stesso Don Bosco non avrebbe potuto. Infatti, per ventidue anni ancora - tanti quanti il venerato Don Rua ne sopravvisse a Don Bosco - in Lui continuò a vivere il Padre.

Don Rua, non semplice seguace di d. Bosco, va studiato, se vogliamo conoscere ed imitare Don Bosco, perché Egli solo compì su Don Bosco uno studio che nessun altro compì, nè potrà compiere. Per quarant’anni vivrà accanto a D. Bosco. Da quel primo incontro nel quale gli viene detto “noi due faremo tuto a metà” (che non riesce a comprendere più di tanto) fino a quando gli sarà detto:“Tu vedrai meglio di me l’Opera Salesiana valicare i confini dell’Italia e stabilirsi in molte parti del mondo, avrai molto da lavorare e molto da soffrire; ma, tu soffri con coraggio; e, anche quaggiù, non ti mancheranno le consolazioni e gli aiuti da parte del Signore”.

Vivendo affianco a D. Boscolui stesso dirà: “mi faceva più impressione osservare Don Bosco, anche nelle cose più minute, che leggere e meditare qualsiasi libro divoto” ed ancora: « Se faremo tesoro dei suoi consigli e fedelmente ne seguiremo le virtuose impronte, Lo rivedremo in cielo». Fu il programma che lanciò a tutti il giorno che Don Bosco morì.

È convinzione acquisita che Don Rua fu un altro Don Bosco. E’ lo stesso Don Rua a dirci com'Egli sia riuscito - a prezzo di eroica perseveranza - a ricopiare di Don Bosco l'ardente proposito di consacrar ogni istante alla gloria divina ed alla salute delle anime, l'accesa carità per il prossimo e la più edificante severità con sé, l'attività prodigiosa e il serafico raccoglimento in Dio, l'ardore perennemente giovanile per ogni santa iniziativa ed un'uguale predilezione per la gioventù, e la stessa paternità spirituale, sempre vigile, sempre affettuosa, sempre affascinante.

Il segreto, poi, della sua santità va ricercato nella pietà e nella umiltà. Aveva una fede capace di trasportar le montagne, una speranza senza confini, una carità da serafino. Bisognava vederlo in preghiera, all'altare, sul pulpito! Le parole gli sgorgavano dal cuore, semplici e piene d'unzione e d'efficacia. Non cercò mai se stesso, mai la sua gloria; solo e sempre quella di Dio e di Don Bosco.

          

Carissimi Confratelli,

 sollecito me ed ognuno di voi a vivere alcuni atteggiamenti che hanno fatto di D. Rua un nuovo D Bosco e che certamente potrebbero aiutarci ad essere anche noi un “altro d. Bosco”.

  1. Anche per noi pensare a qualcuno che ci affianchi. Forse lo abbiamo sperimentato già, o lo abbiamo smarrito; chiediamo di ridarcelo, riconoscerlo. Sarà la nostra forza per non perderci e confrontarci continuamente.
  2. Studiare d. Rua, per entrare nell’esperienza più intima, più significativa di d. Bosco. A noi dell’IME penso che debba sollecitarci in modo particolare la figura di d. Rua, visto che è stato fondatore di tante nostre Presenze.
  3. “… faremo tutto a metà”. Richiama lo stile che dovrebbe guidare le nostre comunità educative pastorali nella volontà di camminare insieme, di agire in continuità a chi ci precede ed a chi ci sostituisce, col desiderio di comunicare di godere dell’esperienza dell’altro nel donare e ricevere. Mi piace comprendere in questa esperienza l’impegno concreto per costruire e vivere la fraternità.
  4. Prima di che cosa fare - ci chiede Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium - chi sono e chi dovrei essere, come d. Rua vogliamo essere un altro d. Bosco, con la stessa passione educativa per i giovani e quelli che hanno più bisogno.
  5. Fare nostro il segreto della santità di d.Rua Pietà e Umiltà. La pietà che ci abilita all’incontro vero con il Signore della vita, sentendolo compagno di viaggio costante, indispensabile e l’umiltà ci rende capaci di incontrare chiunque piccolo o grande, importante e non…

Infine l’impegno che ci rende d.Bosco vivo, oggi alla scuola di d. Rua, è il non cercare mai noi stessi ma la gloria di Dio, regola d’oro di tutti i maestri di spirito.

Termino augurando ad ognuno di voi e a tutti i collaboratori di realizzare come in d. Rua, quello che disse Paolo VI alla beatificazione: “Ha fatto della sorgente un fiume”.

Diventiamo questo fiume che rivitalizza e inonda tutta la nostra Ispettoria, la missione a noi affidata.

Vi abbraccio tutti.

L’Ausiliatrice,D. Bosco e il Beato Miche Rua ci accompagnino in questa nuova opportunità.

D. Pasquale

 

Napoli, 31 ottobre  2016

 

                                              

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