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«Àlzati e và»

Nel Vangelo della seconda domenica di Ottobre, Gesù guarisce dieci lebbrosi, ma solo uno torna per ringraziare: è lo straniero, che riconosce nel dono ricevuto la presenza viva di Dio. A lui Gesù dice: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Una fede che salva perché si fa gratitudine, servizio e cammino.
Questa stessa fede traspare nella storia di don Tan Huy Tran, missionario salesiano vietnamita, che quest'anno celebra venticinque anni di vita missionaria. La sua testimonianza è un racconto di fiducia e di riconoscenza, di passi compiuti nella certezza che il Signore guida ogni strada.
«Esattamente 25 anni fa sono diventato missionario. Facevamo parte del secondo gruppo proveniente dal Vietnam e il 29 settembre 2000 siamo partiti con don Luciano, Consigliere della Missione, arrivando il giorno dopo alla Casa Generalizia a Pisana. Ricordo ancora l’emozione di quel primo incontro con la missione: il 1° ottobre 2000 partecipammo a una grande testimonianza dei santi missionari proprio nel giorno della loro canonizzazione, un evento che lasciò un segno profondo nel mio cuore».
Dopo il corso missionario, l’11 novembre 2000 ricevette la croce missionaria con la 131esima Spedizione missionaria salesiana. «Avrei dovuto partire subito per l’Irlanda per studiare inglese, ma il visto tardava ad arrivare. In quel tempo di attesa, il Signore mi fece un dono inatteso: fui ordinato diacono a Roma dal Cardinale Francesco Nguyen Van Thuan, oggi Servo di Dio. Un momento che consolidò in me la consapevolezza di essere chiamato a servire».
«Quando finalmente arrivai in Irlanda per il corso di inglese, sentii crescere dentro di me il desiderio di testimoniare la fede ai giovani. Fu lì che chiesi di essere ordinato sacerdote: il 29 luglio 2001 il sogno divenne realtà. Una settimana dopo, partii per la mia prima missione in Sri Lanka, pronto a mettermi al servizio, senza conoscere appieno ciò che mi aspettava».
Nel 2004 i superiori salesiani lo inviarono a Roma per studiare la licenza presso l’Università Pontificia Salesiana. «Lì mi fu chiesto di pensare a una nuova missione. Tra sette Paesi proposti, sentii una chiamata particolare per l’Albania. Dopo un’esperienza iniziale, compresi che il Signore mi stava indicando quella terra come luogo della mia missione. I superiori approvarono la mia richiesta, e così iniziai il mio servizio missionario in Albania».
A Scutari don Tan Huy trascorse quattordici anni, di cui dieci come direttore ed economo della casa. «In mezzo alla gente, condividendo gioie e fatiche dei giovani e delle famiglie, ho imparato a riconoscere il volto di Cristo in ogni gesto semplice e concreto. Ogni incontro, ogni servizio, ogni atto di solidarietà divenne per me un luogo di rivelazione, dove la Parola di Dio prende vita nella carne e nella storia quotidiana».
«Da tre anni vivo e svolgo il mio servizio a Lushnje, una realtà giovane e particolare, ancora in fase di evangelizzazione. Qui la mia fede è cambiata profondamente: da una fede “pensata”, fatta di parole e riflessioni, a una fede “vissuta”, radicata nella fiducia, nell’abbandono e nel coraggio di credere anche nel silenzio, nella povertà e nel dubbio. Ho scoperto che credere significa affidarsi, certi che Dio non viene mai meno alla sua promessa».
E aggiunge: «Oggi, guardando indietro, vedo che la mia fede non è tanto una conquista personale quanto un dono che si rinnova ogni giorno, nell’incontro con Dio, con i confratelli, con i giovani e con tutte le persone che incontro lungo la strada. In tutto questo cammino, Maria Ausiliatrice e don Bosco mi hanno sempre accompagnato, guidando i miei passi e sostenendomi nelle sfide quotidiane».
Conclude con semplicità e profondità: «E così, missionario da venticinque anni, continuo a imparare che la fede è prima di tutto un cammino di amore, fiducia e servizio, e che ogni giorno, piccolo o grande, è un dono da vivere con gioia».
Nel suo racconto, come nel Vangelo, risuona la voce di Gesù che invita: «Àlzati e va’».
Perché la fede autentica non ci lascia fermi: ci rimette in cammino, ci apre alla gratitudine e ci spinge, come don Tan Huy, a testimoniare che la salvezza passa attraverso l’amore concreto e quotidiano di chi crede che Dio non viene mai meno alla sua promessa.