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STORIE DI ANIME N.4
Venerabile Attilio Giordani è un laico salesiano cooperatore, sposato e padre di famiglia.
Nasce a Milano il 3 febbraio 1913. «Non ha avuto una vita familiare molto facile. La sua mamma, quando lui aveva 10 anni, è stata ricoverata in ospedale psichiatrico; Camillo, suo fratello, aveva un anno». (in un'intervista del 2017 la figlia Mariagrazia Giordani) Non è semplice individuare cosa possa aver generato in Attilio Giordani la sua scelta di vivere il servizio degli altri, ma è certo che per lui non era un sacrificio. Nasce come un angelo di seconda categoria, come lo definisce Vittorio Chiari, con l'istinto di Angelo custode che vigilia, rasserena e purifica, che invita alla preghiera e alla letizia dei piccoli sacrifici, che sprona alla coerenza e alla pazienza.
«Sicuramente per lui l’oratorio è stato una grande palestra. Suo fratello, che ha 94 anni ed è prete salesiano, ricordava che hanno avuto alcune figure di preti che sono stati formatori eccezionali per loro. L’hanno aiutato ad amare Dio. Questo Amore è stato il fondamento del papà». (in un'intervista del 2017 la figlia Mariagrazia Giordani)
Entra in oratorio all'età di 9 anni e da quella prima visita, giovane per i giovani, si impegna nell'animazione gioiosa dei gruppi. A 17 anni è già delegato parrocchiale e diocesano. Durante le ferie porta con sé in montagna i ragazzi, compone canti, dialoghi, scenette,organizza giochi nei boschi, gite in bicicletta e a piedi, banchi di beneficenza, le olimpiadi per ragazzi nei cortili dell’oratorio, il Rarà (raduno ragazzi). Non mancano per lui il lavoro, la chiamata alla guerra e lo scrivere le lettere alla sua fidanzata Noemi Davanzo, anche lei catechista impegnata nel servizio educativo tra i fanciuli. Finita la guerra finalmente si possono sposare.
«Bisogna dimostrare con la vita ciò in cui crediamo. Non ci sono prediche da fare. La predica è vivere» ripete spesso Attilio Giordani e a questi principi cerca di essere fedele attraverso la meditazione, l'Eucarestia e il rosario, ogni giorno. Un cooperatore con lo stile di Don Bosco che inventa la “Crociata della Bontà”, per far scoprire il piacere di far del bene all'altro. Realizza il Fraterno Aiuto Cristiano e grazie alla sua comicità innata, e mai volgare, si dedica al teatro. Non trascura la moglie, che lo sostenne per tutta la vita, e neanche i figli, Piergiorgio, Mariagrazia e Paola, i quali testimoniano: «Era sereno, disponibile, non chiuso; era qualcosa di “nostro”».
All'inizio degli anni '70 segue i suoi figli per l'Operazione Mato Grosso. È una decisione limpida e coerente, come tutte le decisioni della sua vita: «Vado a fare l’oratorio tra i ragazzi di Poxoreu». In Brasile durante un incontro Missionario arriva l'infarto, rapido e inarrestabile. Le sue ultime parole sono rivolte al figlio, quasi sussurate: «Piergiorgio, vai avanti tu». Muore così, circondato dai giovani, appoggiandosi sulla spalla amica di Don Ugo il 18 dicembre 1972. Ora Attilio riposa nella Basilica di Sant'Agostino lì dove è stato pienamente un uomo di Dio nel suo tempo.
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Attilio Giordani era colui che non solo non inciampava nel mattone appena caduto sul tragitto della sua bicicletta, ma quando l’amico si girava per avvisarlo, si faceva scoprire nell’essersi fermato proprio per togliere di strada il mattone: non si limitava a salvarsi dal pericolo ma, il periocolo, lo voleva eliminare per chiunque. Don Camillo, il fratello, lo definisce l'uomo della gioia, sprizzava gioia da tutti i pori della pella. Attilio diceva: «Sei più bello, quando sei più buono». La figlia di Attilio Giordani ricorda di suo padre il suo grande amore per ognuno, la sua capacità di accogliere qualunque persona lui trovasse sulla sua strada, aveva questa capacita' di dare lo spazio totale a ciascuno. »Questo e' quello che più ricordo perche' non è facile farlo».
E tu... Provi a dare spazio al tuo prossimo? a Chi vuoi fare spazio?
Ispirandoci al Vangelo, abbiamo il coraggio di accogliere l'invito che Attilio, oltre che al proprio figlio, rivolge un pò a tutti noi: "vai avanti tu" ?