Omelia del Rettor Maggiore per la solennità di Maria Ausiliatrice.

venerdì 25 maggio 2012
Omelia del Rettor Maggiore per la solennità di Maria Ausiliatrice.

Omelia nella Solennità di Maria Immacolata Ausiliatrice, scritta dal rettor maggiore don Pascual Chavez Villanueva e pronunciata dal suo  Vicario don Adriano Bregolin

Atti 1:12-14; Ef 1:3-6.11-12; Gv 19:25-27


Carissimi Fratelli e Sorelle

 nel Signore Gesù,

Ci stiamo preparando, come Congregazione e con tutta la Famiglia Salesiana, a celebrare il Bicentenario della nascita del nostro Padre e Fondatore, San Giovanni Bosco. Durante questo primo anno abbiamo voluto vivere la dimensione storica della sua vita e della sua opera. In questa prospettiva, e soprattutto in vista dell'approfondimento della sua pedagogia e spiritualità, voglio invitarvi a contemplare la figura di Maria Immacolata Ausiliatrice, Madre e Maestra, di cui don bosco ha potuto dire, verso la fine della sua vita: "Tutto è opera della Madonna" (MB XVII,510).
In questo modo voglio continuare la linea che hanno seguito i miei Predecessori, specialmente gli ultimi Rettori Maggiori. Mi pare molto significativo il fatto che la prima Lettera scritta dal caro don Egidio Viganò come Rettor Maggiore, l'abbia dedicata a contemplare Maria Immacolata Ausiliatrice, col titolo: "Maria rinnova la Famiglia Salesiana di Don Bosco".


Richiamandosi al testo evangelico di Gv 19,26-27, commenta: "Ho pensato istintivamente alla nostra Congregazione e a tutta la Famiglia Salesiana che dovrebbe, oggi, riapprofondire il realismo della maternità spirituale di Maria e rivivere l'atteggiamento ed il proposito di quel discepolo. E dicevo tra di me: sì, dobbiamo ripeterci mutuamente come programma per il nostro rinnovamento l'affermazione dell'evangelista: "Prendiamo la Madonna in casa!" (ACS 289).

 

La celebrazione della solennità di Maria Ausiliatrice si svolge questo anno 2012 mentre permane e diventa sempre più drammatica la crisi finanziaria ed economica, che sta investendo soprattutto il Vecchio continente, ed in esso l'Italia, provocando un crescente disagio sociale, incertezza sul futuro, scoraggiamento, e perdita di credibilità nelle istituzioni e nelle persone che le dirigono. La scelta di fare quadrare i conti economici ad ogni costo, sacrificando la crescita, l'imposizione di misure di austerità e l'aumento molto forte della pressione fiscale, sta sollevando nelle persone comuni sentimenti di sfiducia. Diventa sempre più forte l'impressione di essere fortemente condizionati da oscure forze di mercato, che in base ad algoritmi determinano la sorte di intere popolazioni. Senza negare l'autonomia di queste realtà sociali, rimane chiara in noi la convinzione che l'economia non può essere il valore supremo: ha bisogno di essere regolata, tenendo sempre presente che la persona, la sua dignità e i suoi diritti continuano ad essere il necessario punto di riferimento. Si potrebbe domandare perché ci ha accaduto tutto questo e cercare i colpevoli della crisi (politici, uomini della Banca, 'mercati', il sistema), ma penso che, senza voler negare la loro responsabilità, dobbiamo riconoscere che la causa principale della crisi è che tutti abbiamo voluto vivere al di sopra delle nostre possibilità.

 
A questa grave crisi finanziaria, che sta presentando risvolti drammatici come nessuno avrebbe immaginato poco tempo fa, si deve aggiungere anche la difficile situazione della Chiesa stessa, come ben lo ha stigmatizzato il Papa Benedetto XVI nelle omelie del Giovedì Santo, evidenziando non solo i problemi e le contraddizioni che l'assediano dall'esterno a causa del secolarismo esacerbato e del relativismo, ma anche gli atteggiamenti di disobbedienza, mancanza di senso istituzionale e rottura dall'interno.


Certo, non sono facili questi tempi per la vita e per la fede, per la società, le famiglie e la Chiesa, ma in fondo mai lo sono stati. Questi sono perciò i tempi per invocare la presenza di Maria Ausiliatrice, la Madonna dei tempi difficili, salda colonna in momenti di turbolenze. Da questo punto di vista, questo non è il momento per lo scoraggiamento, ma per l'impegno e la solidarietà.
Quest'anno la solennità di Maria Immacolata Ausiliatrice si celebra tra l'Ascensione del Signore e la Pentecoste, una stagione liturgica caratterizzata dalla consapevolezza dell'assenza fisica del Signore Gesù, che è asceso al cielo, non senza prima però aver affidato alla Chiesa il mondo intero, come campo di missione per rendergli testimonianza. L'impegno è quello di annunciare il Vangelo e di "far crescere il mondo" nella sua umanizzazione. Una Chiesa contrassegnata, allo stesso tempo, dall'attesa dello Spirito, la nuova presenza di Gesù, l'energia con cui il Padre realizza il suo disegno di salvezza e, dunque, Colui che guida veramente la storia.


Penso che entrambi gli eventi, uno di carattere sociologico e l'altro ecclesiologico, facciano non solo da cornice alla nostra celebrazione, ma siano due elementi che trovano nella devozione alla Madonna di Don Bosco la sua giusta dimensione. Da cristiani siamo stati inviati ad incarnarci sino in fondo in questo mondo, come e con Gesù, per redimerlo dal di dentro, e, come Maria e con Lei, collaborare nel disegno meraviglioso di Dio. Così la sognò Don Bosco 150 anni fa.
La devozione a Maria Ausiliatrice e il suo santuario nel cuore dell'opera salesiana
Una tiepida sera di maggio del 1862, con la consueta abilità narrativa don Bosco raccontò: «Figuratevi di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro acuto a mo' di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile.
A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.


In mezzo all'immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l'una dall'altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: "Auxilium Christianorum"; sull'altra, che è molto più alta e grossa, sta un'ostia di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: "Salus Credentium".


Il comandante supremo della grande nave, che è il Romano Pontefice, superando ogni ostacolo, guida la nave in mezzo alle due colonne, quindi con una catena che pende dalla prora la lega a un'ancora della colonna su cui sta l'Ostia, e con un'altra catena che pende a poppa la lega dalla parte opposta a un'altra ancora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata. Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda».


Un nome nuovo e antico

Don Albera testimonia che proprio una sera di dicembre di quell'anno, D. Bosco dopo aver confessato fino alle ore 23, scese a cena. Era soprapensiero. A un tratto gli disse: "Ho confessato tanto e per verità quasi non so che cosa abbia detto o fatto, tanto mi preoccupava un'idea. Pensavo: La nostra chiesa è troppo piccola; non capisce tutti i giovani o pure vi stanno addossati l'uno all'altro. Quindi ne fabbricheremo un'altra più bella, più grande, che sia magnifica. Le daremo il titolo: Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. Io non ho un soldo, non so dove prenderò il denaro, ma ciò non importa. Se Dio la vuole si farà» (MB 7, 333-334). Il progetto fu confidato anche a don Cagliero: «Sinora abbiamo celebrato con solennità e pompa la festa dell'Immacolata. Ma la Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo proprio bisogno che la Vergine SS. ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana» (MB 7, 334). Nei primi mesi del 1863 si mise all'opera per ottenere i permessi; nel 1865 pose la pietra angolare e nel 1868 l'opera era compiuta.

L'icona parlante


Nella scelta di don Bosco non ci sono solo motivi di ordine pratico (avere una chiesa più ampia) o politico religioso (l'ondata di feroce anticlericalismo che minacciava la Chiesa).
L'icona di Maria nel quadro del Lorenzone che so¬vrasta l'altare maggiore esprime bene il sentimento intimo di don Bosco. La sua concezione della storia della salvezza lo portava a collocare la Chiesa nel cuore del mondo, e nel cuore della Chiesa egli contemplava Maria Ausiliatrice, la Madre onnipotente, la vincitrice del male.


La Madonna è stata sempre presente nella vita di don Bosco. Nel sogno dei nove anni, Gesù si presenta così: «Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti ammaestrò a salutare tre volte al giorno».
Ma la preferenza determinante per il suo culto ha un punto di riferimento preciso: il santuario di Valdocco. «E questa - scrive E. Viganò - rimarrà la scelta mariana definitiva: il punto di approdo di una incessante crescita vocazionale e il centro di espansione del suo carisma di fondatore. Nell'Ausiliatrice don Bosco riconosce finalmente delineato il volto della Signora che ha dato inizio alla sua vocazione e ne è stata e ne sarà sempre l'Ispiratrice e Maestra».


Maria si è edificata la sua casa


Il santuario di Valdocco diventa il segno tangibile e reale della presenza di Maria nella vita di don Bosco, della Congregazione e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.  È questa la "chiesa madre" della Famiglia salesiana.


Il sentire popolare scopre immediatamente la meravigliosa intesa tra Maria Ausiliatrice e don Bosco: Maria Ausiliatrice è per sempre ormai la «Madonna di don Bosco». E don Bosco è «il santo dell'Ausiliatrice». Raramente è avvenuto che un titolo mariano, pressoché sconosciuto, si diffondesse con tanta rapidità in tutto il mondo.

 
Umilmente don Bosco diceva: «Io non sono l'autore delle grandi cose che voi vedete; è il Signore, è Maria SS. che degnarono di servirsi di un povero prete. Di mio non ci ho messo nulla: Aedificavit sibi domum Maria (Maria si è edificata la sua casa). Ogni pietra, ogni ornamento segnala una grazia».
Il santuario di Valdocco è la chiesa che i salesiani di tutto il mondo vedono molto più con il cuore che con gli occhi. Ed è qui che tutti si sentono "a casa".


Carissimi fratelli e sorelle, a imitazione del discepolo amato, vi invito a prendere Maria nella propria casa, affinché Lei ci sia madre e maestra e ci insegni ad essere Figli di Dio, discepoli di suo Figlio, e uomini e donne abitati dallo Spirito Santo, che ci rende apostoli instancabili nella realizzazione del disegno salvifico di Dio, specialmente in questo momento della storia. Amen.

 

don Pascual Chavez Villanueva, Rettor Maggiore

 

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