Minori a rischio, operatori disperati.

giovedì 15 dicembre 2011
Minori a rischio, operatori disperati.

La voce di Don Antonio, prete salesiano del Don Bosco di Napoli, istituto affiliato alla Federazione SCS/CNOS - Salesiani per il Sociale, denuncia la situazione irreale dei suoi operatori a pochi giorni dal Natale.

"Sono anni ormai, che alla preoccupazione educativa ha prevalso la preoccupazione economica su come continuare a portare avanti il servizio verso i ragazzi che hanno bisogno".

Per questo lancia un appello ad incontrarsi per prendere delle decisioni, intavolando un dibattito anche con gli esponenti delle cariche comunali, sul futuro degli operatori e del loro lavoro a favore dei giovani.

"Non ho più il coraggio di incrociare lo sguardo dei nostri educatori dipendenti che da tre mesi non percepiscono lo stipendio, che hanno mutui da pagare e figli da sfamare. Gente che con noi ha costruito la propria realizzazione professionale e ha scommesso sull'educativo.

Operatori impegnati in progetti educativi che da 14, 18 mesi non vengono pagati perché il Comune di Napoli non ci paga da mesi, da anni per alcuni servizi che prestiamo come semiconvitto e comunità alloggio.

I nostri fornitori aspettano di essere pagati. Le utenze puntualmente vengono detratte dal conto corrente.

Eppure gli assessori, i dirigenti, gli assistenti sociali del Comune di Napoli, che ci inviano i ragazzi, in questi giorni oltre a percepire lo stipendio incasseranno anche la tredicesima.

E' eticamente tollerabile il silenzio dei nostri rappresentanti legali e dei nostri operatori?

E' ora di difendere e dare dignità non solo ai nostri ragazzi, ma anche a coloro che si pre-occupano di loro".

Traspare chiaramente la sua preoccupazione per il futuro, prima di tutto, di quelle persone che dedicano la loro vita agli altri e che non solo non vengono ricompensate per questo, ma neanche pagate per le prestazioni professionali che svolgono quotidianamente.

E nel lanciare queste parole di accusa ricorda episodi, momenti lontani, del bene che il suo operato ha portato alla comunità, alla collettività nel napoletano in cui è radicato:

"Stamattina è venuto anche un ex collegiale trentenne, che lavora a Firenze in una fabbrica, ora ha una moglie e un figlio, e mi ha ricordato l'affetto ricevuto dai salesiani e dagli educatori  in collegio, quando anche il giorno di Natale lo passò con i preti pranzando con loro e ricevendo un panettone che non sapeva a chi dare. Mi ha dato 100 euro per comprare un regalo per Natale a qualcuno che a Natale non riceverà niente da nessuno".

E' una delle tante storie di vita quotidiana, che chi è impegnato nel sociale conosce molto bene, storie che rattristano ma che danno anche tanta speranza, mettendo in luce i risultati e gli obiettivi raggiunti di una vita spesa a preoccuparsi per i giovani bisognosi.

Per queste storie, per i loro lieti fini chiediamo alle autorità competenti provvedimenti concreti che permettano di continuare a portare amore nella vita dei giovani che dalla vita hanno avuto meno degli altri.

 

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