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La Cei contro la secessione
Monsignor Bregantini boccia gli slogan di Pontida. I ministeri al Nord sono "disprezzo" per il Sud. Al vescovo il Premio Di Liegro.
“La Chiesa deve frenare queste mire secessionistiche”. Monsignor Giancarlo Bregantini, presidente della Commissione della pastorale sociale e del lavoro della Conferenza episcopale italiana, parla alla Radio Vaticana a nemmeno 24 ore dal discorso di Umberto Bossi sul pratone di Pontida e boccia senza appello l’intervento del “senatur”. Ma Bregantini definisce anche la richiesta di spostare alcuni ministeri al Nord “un gesto di grandissimo disprezzo per il Sud”. Le sue parole sono perfettamente in linea con quanto la Conferenza episcopale e il suo presidente il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, ripetono da tempo e cioè che se il federalismo “disgrega” non è più un “valore”, ma è “un disvalore”.
Secondo Brigantini “le difficoltà economiche, la crisi istituzionale, anche dopo gli sconvolgimenti prodotti dai referendum e dalla elezioni, hanno indotto in molto elettorato un clima di paura e di chiusura”. Questo spiega la “grande tentazione” della secessione. Ma “la crisi non si vincerà mai da soli, rintanandosi, si vince piuttosto riaprendosi, perché solo così sarà possibile far entrare aria nuova”. L’invito è quello di “sfidare il futuro” e non “rannicchiarsi dentro i propri egoismi”. Sulla proposta dei ministeri al Nord è molto deciso: “L’Italia del sud sarà ancora più deprivata”. Per Brigantini il Nord “non ha bisogno di strutture amministrative per motivi di lavoro”: “Al Nord serve progettualità, ha bisogno di intraprendere”. Ma occorre “coraggio” e non “tecnicismo”. La Chiesa deve “motivare la passione dell’intraprendere dei cristiani”. A Bregantini domani alla Pontificia Università Gregoriana verrà consegnato il Premio “Luigi Di Liegro”, il fondatore della Caritas di Roma, scomparso prematuramente qualche anno fa, destinato a chi si è distinto nel diffondere le idea di un’economia più giusta.