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Avvento giovane
L'ultimo fine settimana di novembre al "Centro Natura" di Morigerati ci siamo ritrovati come gruppo di giovani dai 18 ai 30 anni, insieme a Sdb ed Fma, a trascorrere una "parentesi di vita" dedicata al Signore. Ognuno di noi aveva i suoi motivi per essere lì, tra scuola e università, impegni lavorativi e oratoriani, ciascuno di noi ha sentito la necessità di fermarsi un attimo, di riprendere fiato in modo da iniziare il cammino d’Avvento in modo rinnovato, vivace, “giovane” per l’appunto.
Accompagnati dalla figura di Abramo, abbiamo riscoperto come per ciascuno di noi ci sia una promessa, un sogno vero e realizzabile, che ha origine in Dio e ci conduce verso gli altri. La promessa non è immediata, istantanea, ma richiede un’attesa colma di speranza, proprio come quella che tutti stiamo vivendo in preparazione al Natale. Un’attesa che è bene non riempire di tante cose superflue, ma vivere per quella che è: anche quando nella nostra vita sembra esserci un cortocircuito, quando cioè la realtà che viviamo sembra essere distante da quella promessa.
Possiamo allora vivere l’attesa in due modi: in maniera attiva, alimentando la meraviglia o come non-attesa, cioè cercando compensazioni che soddisfano solo per breve tempo, ma ci fanno dimenticare che siamo destinati ad una promessa più grande. Non sappiamo quando avverrà il nostro compimento, quando sarà il momento di adempiere a quella promessa, ma siamo consapevoli che ci sarà qualcosa di antico e sempre nuovo, di inaspettato che sarà rivelato nel corso di tutta la nostra vita. Il luogo in cui la promessa si realizza, infatti, è la vita stessa: gli incontri che facciamo, i desideri che coltiviamo. Non si tratta di realizzare cose straordinarie, ma di vivere l’ordinario in maniera straordinaria alla presenza di Dio e dei fratelli.
Questo tempo di riflessione ci ha regalato la possibilità di rivedere alcuni punti della nostra vita sotto un’altra luce e di condividere con altri cuori giovani lo stesso desiderio di un’attesa viva, di una promessa di vita in abbondanza. In esperienze come queste è bello sentirsi parte di una famiglia: nonostante le differenze di età e di storie, nonostante i chilometri che ci separano, bastano davvero poche ore per sentirsi a casa.
Ora siamo tornati alla vita di tutti i giorni, ora sta a noi decidere come vivere quest’attesa, come liberarci dalle compensazioni per lasciare spazio all’Essenziale, come vivere da salvati che non temono i conflitti della realtà, ma li affrontano con coraggio, perché certi di non essere soli.
Che questo Avvento Giovane non diventi un’esperienza da curriculum, ma il punto da cui ripartire per vivere una fede che continua a bruciare, anche quando sarebbe più facile e comodo lasciare che si spenga.
Buon cammino di Avvento,
Ludovica Plantamura