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Ali di Speranza
Siamo a Grumento, fuori ogni tanto piove e fa tanto freddo, nel salone della nostra casa il fuoco è acceso a riscaldarci e lì davanti a noi c’è un paio d’ali con tante piume che ognuno di noi ha colorato. Stiamo vivendo, una cinquantina di ragazzi, Avvento Giovane, un’esperienza di spiritualità e confronto con noi stessi e con la Parola, per poter vivere al meglio questo tempo che ci separa dalla venuta di Cristo. Quelle ali ci ricordano le ali dell’Angelo che ha portato l’annuncio a Maria, il giorno in cui il cammino della storia si è fermato per cambiare direzione: un misterioso atto di misericordia, così radicale e forte, da rovesciare il corso degli eventi umani, soprattutto rendendo vicino Dio a noi grazie al sì che Maria pronuncia e che permette l’inizio dei tempi nuovi, di una «creazione nuova». Nell’episodio dell’Annunciazione, se mettiamo il nostro nome al posto di quello di Maria sentiamo parlare anche di noi, del nostro rapporto con Dio, e del modo in cui Lui si rivela nella nostra vita, al momento opportuno; in Maria possiamo rivedere tante cose che viviamo anche noi, specialmente in un’età in cui ci si interroga su chi siamo, dove stiamo andando e quale sarà il nostro futuro. “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te!”. Siamo chiamati alla felicità piena perché siamo stati riempiti di infinito ancor prima di esistere e perché Chi ci ha dato questo compito non ci lascia mai soli.
È il momento di condividere con gli altri i primi frutti delle nostre meditazioni silenziose: non è facile mettere un pezzo del proprio cuore nelle mani di chi conosci poco o per nulla, ma in fin dei conti è questo il dono più prezioso che si possa fare e ricevere in certe esperienze. All’inizio siamo un po’ tutti silenziosi e i nostri sguardi stanno fissi sul pavimento, come se le parole giuste da dire fossero lì. Poi qualcuno rompe il ghiaccio e ci rendiamo conto che le nostre emozioni e i nostri sentimenti non sono così diversi, ci riscopriamo nell’altro e l’altro si ritrova in noi: come Maria, siamo un po’ tutti turbati dalla paura di un futuro che ci corre incontro, di non essere all’altezza, di deludere qualcuno; ma rileggendo a fondo le nostre storie ci rendiamo conto del disegno unico e personale che Dio ha abbozzato su ciascuno di noi e ci ritornano la speranza e il coraggio di voler rispondere “Eccomi” a qualunque destino Lui ci stia chiamando.
Dopo aver giocato un po’ ci fanno pregare il Rosario e scopriamo che è una preghiera bella e potentissima (e purtroppo la sottovalutiamo nella nostra quotidianità) che sintonizza il nostro cuore col battito del cuore di Cristo e che attraverso le cinquanta Ave Maria ci apre alla conoscenza più profonda di noi stessi e all’amore più autentico per gli altri. La seconda parte di ogni Ave Maria, “Santa Maria…”, l’abbiamo riscritta noi sui grani del Rosario, chiedendo un’intercessione per una situazione che stiamo vivendo o una persona a noi cara e ringraziando per le relazioni, i doni, i talenti ricevuti. E se nel Rosario il Signore ci ascolta, nell’Adorazione Eucaristica tocca a noi ascoltare Lui, per leggere nel suo sguardo la speranza che ogni giorno ci viene donata e metterla al servizio del mondo.
È domenica mattina, la prima di Avvento, e oltre all’odore del caffè appena uscito si diffondono per la casa e ci svegliano le note della prima playlist natalizia di quest’anno. Ci ritroviamo ancora davanti alle ali che abbiamo decorato il giorno prima e ascoltiamo che “gli uomini hanno un’ala soltanto, possono volare solo rimanendo abbracciati” (Don Tonino Bello): così le ali dell’Angelo diventano le nostre perché, ancora una volta imitando Maria, dobbiamo volare incontro agli altri, rendere l’amore generativo, non possiamo tenerlo per noi e la nostra stessa vita deve tradursi in un annuncio credibile dell’amore che Dio prova per noi. Ed è per questo che scriviamo e mettiamo in una boccetta di vetro un messaggio di speranza per uno a caso dei nostri compagni di viaggio in questa esperienza: alla fine della Celebrazione Eucaristica ognuno riceve la boccetta come ricordo di questi due giorni e come piccola fiamma da tenere viva nella quotidianità, soprattutto in questo tempo di Avvento.
Con il cuore pieno di Parole ascoltate e di Vite condivise, tra gli abbracci e le promesse di rivederci presto, torniamo nelle proprie realtà per vivere un Avvento in cui riscoprire la preghiera come dialogo profondo e sincero con un Padre e Amico che ci ama e per essere annunciatori di speranza vera tra i nostri amici, per i ragazzi dei nostri oratori, nel mondo!
Antonio Ruoti