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"... io in mezzo a loro” (Mt. 18,20)
"Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro"(Mt. 18,20)
Albania: la terra delle aquile, la terra dei controsensi, la terra di un popolo che si vuole riscattare e vuole rimarginare tante ferite ancora aperte, ma anche e soprattutto terra di Dio.
Abbiamo parlato, nei vari articoli, di ciò che si è visto, sentito, toccato, odorato e gustato, abbiamo parlato di “cose del mondo”, ma ognuno di noi aveva anche “i piedi a terra e lo sguardo rivolto al cielo”.
E’ difficile parlare di ciò che si è veramente vissuto in questi pochi, ma intensi giorni, durante l’Harambeè ispettoriale, soprattutto quando le parole possono far perdere il significato più profondo di una Presenza grande che si è annidata nel cuore di ciascuno di noi.
Seppur parti di un gruppo eterogeneo, non solo per culture, lingue, età, maturità… finalmente ci siamo sentiti tutti appartenenti alla stessa comunità (per la prima volta erano presenti all’Harambeè i giovani dell'intera Ispettoria Meridionale), alla medesima grande famiglia di Dio, tutti ci siamo sentiti abbracciati dal Signore, tutti (anche i ragazzi musulmani del Kosovo e dell’Albania) ci siamo sentiti timorati di Dio.
Non si parla qui di un Dio presente solo nei momenti di preghiera in chiesa (la messa mattutina prima della colazione, l’adorazione eucaristica, la celebrazione della messa pre-festiva organizzata da noi giovani dell’IME), seppur questi ultimi abbiano rinvigorito il nostro animo durante il percorso, scuotendoci con interrogativi su di noi, sul nostro modo di vivere le cose del mondo e le cose del cielo, ricordandoci che siamo tutti sotto lo stesso cielo, dandoci attimi di solitudine con il Signore, ricordandoci che si può esser missionari a partire dalle nostre famiglie e comunità, con il nostro esempio di vita.
E’ stato meraviglioso vedere come tutti quanti condividevamo questa fede in Gesù tanto che, pur non costretti, abbiamo partecipato alla celebrazione eucaristica ed hai momenti di preghiera quotidiani.
Non capita tutti i giorni di poter adorare il Signore in un venerato silenzio che si fa Parola nell’atteggiamento e nel comportamento che ciascuno ha mostrato dentro e fuori la chiesa
Oltre a questi intensi momenti ritagliati nel corso di giornate frenetiche in cui si correva da una parte all’altra con lo scopo di osservare il più possibile per poter poi ricordare, dalla colazione alla buona notte, ogni momento è stato vissuto alla Sua luce, ogni pensiero e parola era preghiera… di richiesta, ringraziamento e lode.
• Gli abbiamo chiesto “perché?”: perché questo popolo ha dovuto sopportare molte atrocità, perché questi bambini ci sorridono pur non avendo tutto ciò che abbiamo noi, perché abbiamo tanti pregiudizi verso chi è diverso da noi, perché siamo così fermi su noi stessi, perché abbiamo dovuto attraversare l’Adriatico per sentirci “chiamati” e “mandati” (tra l’altro don Klement ha sottolineato durante l’omelia prefestiva che le parole più frequenti nel vangelo sono proprio: “vieni” e “vai”)?
Ma la richiesta si è subito trasformata in ringraziamento e lode:
• Lo abbiamo ringraziato per l’esperienza che ci ha donato di vivere, per le persone che hanno contribuito a realizzare questo “Incontro”, per le persone che ogni giorno si spezzano come Pane vivo per il prossimo, per i giovani albanesi e kosovari che ci hanno accolto come veri fratelli contro ogni pregiudizio, per noi che possiamo ritenerci fortunati per non vivere sulla nostra pelle le ingiustizie di un mondo in cui la Carità continua a soffrire, benché nella pazienza continua a sperare e sostenere tutto,
• Lo abbiamo lodato con canti di gioia durante i momenti di preghiera e nei momenti di svago, con sorrisi e con lacrime, con strette di mano, con abbracci, ma anche nel silenzio contemplando le meraviglie di quella parte di creato che stavamo conoscendo e che qualcuno conosceva già. Questo bisogno di lode al Signore è arrivato quando ci si è resi conto con stupore del suo amore, della sua bontà, della sua rivelazione, delle sue opere meravigliose, della sua misericordia. Questa lode è arrivata quando la Comunione con il Signore è diventata Comunione di una comunità che si apriva al mo