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Rinnovati per rinnovare
Ouando cala il sipario sulle esperienze, si sa, provare a mettere su carta resoconti, risonanze e riflessioni è sempre un’impresa ardua. Lo è, a maggior ragione, quando si tratta di “prime volte”. Come in questo caso, che a concludersi sono stati i primi, da che se ne ha memoria, Esercizi Spirituali dei Salesiani Cooperatori del Meridione. Rispondendo all’appello dei tre Consigli Provinciali, che congiuntamente e con passione carismatica hanno lavorato alla realizzazione di questa esperienza, più di 150 Salesiani Cooperatori si sono riuniti, dall’8 al 10 novembre, nella cornice dell’antica colonia greca di Paestum (SA). Un’esperienza questa, progettata, realizzata e gestita – in toto – dalla laicità, fraternamente accompagnata dalla presenza dei delegati provinciali ed ispettoriali che hanno convintamente sostenuto una scelta orientata alla definizione di orizzonti di sinodalità e responsabilità nella molteplicità dei carismi.
«Non dobbiamo avere paura di sognare perché siamo figli di un sognatore»: è quello che don Pascual Chavez, Rettor Maggiore emerito, chiamato a predicare questi Esercizi, ha scelto di ricordare all’assemblea nell’introdurre il tema generale, “Rinnovati per rinnovare”. Un tema, quello scelto per la riflessione collettiva, delicato e scottante allo stesso tempo; un tema che risuona, evidentemente, come un altro accorato appello, accanto a quello, già citato, a continuare a sognare contro la cultura contemporanea dell’indifferenza e dell’evasione. L’invito, declinato in forme differenti nell’ambito delle colte relazioni di don Chavez, è stato quello ad essere veri «uomini e donne di speranza»: non persone che evadono dalla realtà, dunque, ma persone realiste, chiamate ad educare in un tempo privato di desideri e di spinta alla vita, un tempo in cui la vita spirituale, soprattutto della gioventù, appare tanto inaridita.
Tra fogli di carta, smartphone, matite, penne e quadernetti, il folto gruppo di persone, eterogeneo per età e provenienza e per questo ricco e vivace, è apparso animato da molto entusiasmo, coinvolto tanto dai momenti di riflessione quanto da quelli di allegra condivisione, immancabili ingredienti di qualsiasi ricetta dal sapore salesiano.
Da «appassionati alla vita alla sequela di don Bosco e seguaci del sistema preventivo», i Salesiani Cooperatori del Meridione hanno provato, dunque, che è possibile ritagliarsi anzitutto un tempo di condivisione fraterna, al di là di ogni barriera, facendo proprio quell’atteggiamento sinodale fondato sull’ascolto, sul dialogo, sul cammino. E, in secondo luogo, un tempo di silenzio, un tempo lento alla ricerca di quella «verità» che Agostino implora di cercare insieme. Insieme, raccolti intorno al Santissimo come al Santuario del Getsemani, dove don Chavez ha invitato a cogliere la proposta del Signore alla «conversione» o, per meglio dire, a quel «ritorno al primo amore» che la conversione rappresenta secondo l’accezione ebraica. Insieme, all’ombra della cupola, nell’abbraccio di uno spazio sacro che, non per caso, è di forma esagonale: sei lati, sei come l’armonia, come l’equilibrio del Creato, sei, che è lo stesso Agostino a indicare come «un numero perfetto di per sé» ne La città di Dio. Insieme, da educatori che si ispirano alla fede per far crescere sogni e nutrire le attese, in special modo quelle dei giovani, presente e non futuro del nostro tempo, perché «solo chi ha la memoria della fede sa donare la profezia della speranza».
Per ascoltare gli interventi di don Pascual Chavez agli EESS dei SSCC dell'IME, clicca qui.