Ricordo e gratitudine

giovedì 7 novembre 2024
Ricordo e gratitudine

Nel mese dedicato alla memoria dei defunti, siamo invitati a ricordare con affetto e gratitudine il dono di sei confratelli che hanno donato la propria esistenza al servizio di Dio e dei giovani nella comunità salesiana e che, nell’anno pastorale da settembre 2023 a ottobre 2024, sono stati accolti nella casa del Padre. Con le loro vite dedicate e il loro spirito salesiano, hanno incarnato l’eredità di Don Bosco, ispirando e accompagnando generazioni con la loro presenza e il loro servizio. Sempre pronti a sostenere, educare e accompagnare i giovani in ogni circostanza.

Don Vincenzo Adesso: nato a Giovinazzo nel 1934, ha consacrato la sua vita al Signore fin da giovanissimo, abbracciando la vocazione salesiana. Con il suo zelo e la sua affabilità, è stato un esempio di dedizione e semplicità per chiunque lo incontrasse. Di lui si dice che avesse una delicatezza particolare, quasi una grazia che traspariva da ogni suo gesto e parola. La sua fede era profonda, e nei lunghi anni di ministero, ha accompagnato giovani e adulti con una serenità che trasmetteva pace e fiducia.
Don Vincenzo ha saputo conquistare i cuori con la sua semplicità e la sua dedizione pastorale. Non vi era giorno in cui mancasse di dedicarsi agli altri. Il suo sguardo è rimasto saldo in Cristo, e questa certezza lo ha accompagnato fino all’ultimo respiro. Don Vincenzo lascia dietro di sé un esempio di fede incrollabile, vissuta con modestia e costante preghiera, un uomo che ha trovato in Dio il punto fermo e che ha affidato ogni gioia e ogni pena a Maria Ausiliatrice, confidando nel suo aiuto materno con la stessa fiducia di un figlio.

Don Ferruccio Apicella: originario di Soverato, un uomo di grande umanità e cultura. Nei numerosi incarichi svolti tra Campania e Calabria, è stato pastore e maestro, sempre animato da un profondo senso di appartenenza alla comunità. In lui, chi lo avvicinava percepiva un’umanità profonda e un amore per il prossimo che rendevano autentico e potente il suo messaggio.
Nell’ultimo periodo della sua vita ha mostrato la sua capacità di sorridere alla vita, manifestando una gioia autentica e una fede profonda. Il suo sorriso, come ricorda un confratello, era il segno di chi sa di aver trovato il tesoro nascosto: il Signore. Don Ferruccio è stato un testimone di speranza, di quel “meglio” che aveva scelto e che, ne era certo, mai gli sarebbe stato tolto.

Coad. Salvatore De Donatis: nato a Galatina, è stato cresciuto in un ambiente di affetto e devozione che lo ha portato a rispondere alla chiamata salesiana con entusiasmo e dedizione. Sebbene lontano dalle sue radici del sud, ha svolto gran parte del suo percorso formativo e religioso nelle comunità salesiane del nord Italia, crescendo come coadiutore salesiano. Con il trasferimento a Lecce nel 2017, si è distinto per la sua cura verso la madre bisognosa e per la dedizione verso l’oratorio, dando un contributo caloroso alla missione educativa salesiana.
Salvatore era un uomo dal cuore affabile e accogliente, di lui si ricorda l’instancabile dedizione agli altri e la semplicità che accompagnava ogni suo gesto. Era un salesiano sempre pronto a servire, e negli oratori come nelle case religiose, era un punto di riferimento. La sua spiritualità era radicata in una profonda bontà d’animo, che si manifestava nelle piccole cose. Il suo ultimo sacrificio, il ritorno a Lecce per curare l’anziana madre, dimostra la generosità, l’abnegazione e l’umiltà che hanno caratterizzato la sua esistenza.

Don Savino Di Muro: originario di Palazzo San Gervasio, ha seguito il percorso salesiano con costanza, dedicando la sua vita al servizio e alla formazione dei giovani. Ritornato in Italia dopo un lungo periodo in America Centrale, ha portato con sé una grande apertura, confermate dai tanti ruoli che ha ricoperto nelle comunità in cui ha operato. Instancabile nel suo desiderio di servire, don Savino è stata una figura di riferimento, conosciuto per il cuore generoso e la disponibilità nel cammino di fede. La sua "santa aspirazione" a essere un buon salesiano si è realizzata, come dimostrato dall'affetto sincero che lasciava ovunque passasse.
Una persona di una dolcezza unica, capace di trasmettere ai giovani e ai fedeli la forza della fede con parole semplici e vere. I suoi occhi, sempre pieni di comprensione, rivelavano un uomo che aveva fatto della misericordia il centro della propria esistenza. In ogni casa salesiana in cui è stato, don Savino ha vissuto come pastore discreto e instancabile, il cui affetto per gli altri era inesauribile.

Don Giuseppe Grande: nato a Zungoli, dimostra fin da giovane un carattere paziente e premuroso. La sua passione per l'educazione e per il bene dei giovani l'ha accompagnato in tutto il percorso salesiano, specialmente durante i tanti anni trascorsi come insegnante e preside. Con una preparazione solida in filosofia e scienze umane, ha sempre considerato l'educazione come un mezzo per avvicinare i giovani al Vangelo. Don Giuseppe era noto per la sua passione educativa e la sua profonda umanità, che gli consentivano di arrivare al cuore dei giovani e degli adulti. Amava il suo ruolo di educatore, e ogni lezione era per lui un’opportunità di trasmettere non solo nozioni, ma valori e ideali. La sua personalità solare, ottimista e determinata, faceva di lui un vero testimone del carisma di Don Bosco. Amato dai suoi studenti e dai collaboratori, è stato un sacerdote instancabile, capace di affrontare anche le sfide più difficili con un coraggio e una fede incrollabili. Il suo sorriso e la sua passione rimangono impressi nei cuori di chi lo ha conosciuto.

Don Pietro Sessa o "Don Pierino" come era affettuosamente chiamato, è nato a Rionero e ha ereditato dal padre la passione per la musica. Uomo mite e gentile, ha dedicato la vita alla formazione dei giovani, insegnando scienze naturali e dedicandosi all’insegnamento con un impegno profondo. Amava la vita semplice e si avvicinava agli altri con uno spirito di servizio, rendendo onore al carisma salesiano con dedizione ma anche con tanta discrezione.
Era pacato e possedeva una grande delicatezza d’animo. Don Pierino sapeva ascoltare, e questo lo rendeva un confidente ideale, capace di aiutare chiunque trovasse conforto nelle sue parole. La sua dedizione ai giovani era fatta di gesti discreti ma intensi, che rivelavano un animo profondamente compassionevole e sempre attento agli altri. Un uomo di grande modestia che evitava ogni tipo di protagonismo, preferendo essere sempre al servizio della comunità.

Questi sei confratelli, ciascuno con la propria unicità e forza interiore, rappresentano l’eredità viva di Don Bosco. Attraverso le loro vite, hanno seminato fede, educato con amore e accompagnato il prossimo, incarnando i valori del Vangelo e lasciando a chi li ha conosciuti un esempio prezioso di dedizione e misericordia. Ora riposano insieme a quella grande famiglia salesiana che, sulla terra come in cielo, continua a ispirare l'amore per don Bosco e per i giovani.