Lettera dell'Ispettore don Pasquale Cristiani

mercoledì 27 gennaio 2016
Lettera dell'Ispettore don Pasquale Cristiani

Carissimi Confratelli, un affettuoso saluto, mentre vi raggiungo all’inizio della settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani dal tema: “Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio” ( 1 Pietro 2,9) . In questo mese tutto salesiano sono sollecitato a condividere con voi due certezze che riempiono il mio cuore: 1. “Acquistati da Dio in Gesù Cristo nel quale riceviamo la potenza dello Spirito”. 2. “Chiamati ad annunziare a tutti le opere del Signore”. Scelti e acquistati a caro prezzosenza nessun merito, tutto in gratuità. Scelti per mostrare la Sua grandezza nelle meraviglie che Lui compie in ognuno di noi. Scelti per essere e vivere da figli suoi. Scelti perché il mondo, i nostri giovani credano. Scelti perché fidandoci possiamo compiere cose più grandi di quelle compiute da Lui. Scelti perché il mondo sia guarito dalle sue ferite. Scelti perché la nostra vita sia speciale. Scelti per sperimentare l’amore traboccante di Dio Padre che nessun surrogato può darci. Scelti per dissetarci di Lui. Scelti per vivere in Lui. Scelti…. è la parola chiave che ritorna in questo tempo, pensando a D. Bosco, ai tanti giovani che aspettano, ai tanti mali che affliggono l’umanità, al peccato che inquina questa nostra intimità con Lui. Carissimi Confratelli mi chiedo come è possibile che difronte a questo nostro “essere scelti” si possa rimanere indifferenti, formali, abitudinari, inacapaci di reagire?Cosa ci neutralizza diventando non più un dono ma un peso, non più una opportunità di vita ma di morte? Cosa inquina questo autentico privilegio, essere stati scelti dal Signore della vita? Ho voluto scrutare pregando alcuni tratti della vita di Don Bosco per darmi una risposta sufficiente e non rimanere nel buio. L’ntensità dell’accoglienza di questa scelta che trasfoma. Si, d. Bosco si è sentito scelto, ha accolto l’invito di Dio, e più è cresciuto in questa consapevolezza, più si sono diradati i suoi dubbi. Più si sono diradati i suoi dubbi e più ha potuto annunziare le opere del Signore. Non penso sia una fantasia. E’ l’esperienza di Don Bosco, un’esperienza, se ci pensiamo un attimo, che facciamo anche noi ogni giorno per poter vincere nel combattimento le nostre difficoltà. Abbiamo bisogno di chiederci tutti i giorni: Con quanta intensità sto accogliendo l’essere stato scelto? Partendo dalla vita di d. Bosco mi sento di dire che c’è un altro “virus” che neutralizza la consapevolezza di questo dono: dimenticare, entrare nell’abitudine, perdere dunque la forza della novità, “dell’Avventura dello Spirito”, come annuncia il Rettor Maggiore nella Srenna 2016. Comprendo a questo punto la forza del percorso pedagogico che d. Bosco realizzava coni suoi giovani, invitando i suoi salesiani a stare con i giovani ( assistenza salesiana). Non perdeva occasione per dire “ la parolina all’orecchio”,segno e attenzione ai ragazzi, volendoli accompagnare affinchè sperimentassero la bellezza della vita, riconoscere i doni di cui erano dotati. Invitava i suoi salesiani a ripetere spesso le cose ai ragazzi, perchè spesso dimenticano. In questo percorso educativo, D. Bosco educava alla gratitudine. Papa Francesco ci insegna che dire “grazie, scusa, perdono” sono la modalità ordinaria per riaccoglierci, ripartire. Don Bosco ha messo su la festa della “riconoscenza”, al Signore, Maria e ai Santi valorizzando le festività che scandivano l’anno liturgico e a fine annoper esprimere il grazie a tutti coloro che avevano concorso alla loro educazione, prima di tutto il Direttore, centro di unità carismatico per tutta la comunità. E’ questo essere educati alla riconoscenza che ha fato nascere gli exallievi che inizialmente la vivevano come una grande occasione per incontrare d. Bosco e successivamente tutti gli educatori con i quali erano cresciuti da “ buoni cristiani e onesti cittadini”. Potremmo continuare nel ricordare tante altre inizative che d. Bosco ha messo in campo per non far“dimenticare nulla” e crescere in modo armonico, pronti a vivere in questo mondo con uno stile retto, coerente, sano. Penso un attimo alla vita quotidiana: la preghiera, la Buona notte, i sogni, l’esercizio della Buona morte con la confessione generale mensile, il lavoro costante nelle Compagnie, i giochi nel cortile, le famose passeggiate per allentare le tensioni, testimoniare la gioia, il godere dello stare insieme con d. Bosco. I segni che accompagnavano le feste, dove si inventava di tutto, erano la sua creatività spinta dalla passione educativa; e far sperimentare la bellezza della virtù, dell’amicizia con Gesù e Maria. Gesù da visitarenel SS. Sacramento e Maria da sentire costantemente presente come una mamma. Ancora un’attenzione su“chiamati ad annunziare a tutti le opere del Signore”. Comprendo che si tratta di conseguente atteggiamento “dell’essere scelti”.“Non io, ma Cristo vive in me”, ci ricorda S. Paolo. D. Bosco non “faceva rumore” mettendosi in mostra macomunicava agli altri le meraviglie che il Signore compiva nella sua vita e quella dei suoi giovani.Scriveva, raccontava, faceva conoscere, non si stancava mai. Dio agisce nella storia non con le prediche ma con la nostra vita e quella dei nostri ragazzi che sono attratti e ci seguono. Non chiudiamo gli occhi, le orecchie, non rimandiamo a domani le opportunità che ci vengono quotidianamente offerte per far sperimentare e raccontare le meraviglie che Dio compie, anche quando ordinariamente si serve di noi, ma ripeto è Lui che compie meraviglie, ci sorprende vincendo il nostro scetticismo. Concludo con quella frase del Vangelo della Samaritana: non crediamo per quello che hai detto ma per quello che abbiamo visto. L’augurio a me e a tutti voi Salesiani, Laici, FS e soprattutto giovani, che chiunque ci avvicini possa sentire il profumo della serenità di essere stati scelti e possa intravedere e sperimentare l’amore inesauribile di Dio Padre. Buona festa di d. Bosco 2016, nell’Anno della Misericordia.

Napoli, 18 gennaio 2016

d. Pasquale

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