La fede, dono di vita

mercoledì 17 settembre 2025
La fede, dono di vita

«La fede in Gesù conduce a una speranza che va oltre,
a una certezza fondata 
non soltanto sulle nostre qualità e abilità,
ma sulla Parola di Dio, sull'invito che viene da Lui»

(Papa Francesco, Christus vivit, n.141)


Con il nuovo anno pastorale il Movimento Giovanile Salesiano propone un cammino che porta come titolo “Alzati e vai”. È un invito diretto, semplice e allo stesso tempo profondo: non restare fermo, non lasciare che la vita ti scivoli addosso, ma rialzati e mettiti in cammino. Il primo tema che incontriamo è quello della "Vita", dono immenso che riceviamo da Dio e che siamo chiamati a custodire e a vivere in pienezza. In occasione del Festival della Gioventù del 2 giugno 2012 papa Francesco, a proposito della convinzione per cui i giovani sono i protagonisti del cambiamento, diceva: «La Chiesa ha bisogno di giovani che non si accontentano di stare a guardare, ma che si impegnano per cambiare, per costruire una società più giusta». Per poter prendere sul serio questa richiesta non basta la buona volontà né delle generiche buone intenzioni. È necessaria una luce più forte e profonda che illumini e riscaldi l'esistenza, rendendola così in grado di trasformare il mondo con passione e ardimento. Si tratta della luce e del calore della fede. Senza questa luce, tutto appare confuso e senza senso; con essa, invece, anche i passi più incerti diventano orientati e capaci di futuro.

Il Vangelo di Luca ci racconta due episodi che si intrecciano e che hanno come centro proprio la fede. Una donna, malata da dodici anni e ormai senza speranze, si avvicina a Gesù in mezzo alla folla, tocca il suo mantello e guarisce all’istante. Gesù non lascia che il gesto resti anonimo: la guarda, la riconosce e le dice parole che ancora oggi risuonano come promessa per tutti noi: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!». Poco dopo, un uomo di nome Giairo, capo della sinagoga, chiede a Gesù di salvare la figlia gravemente malata. Quando arrivano a casa, la bambina è già morta. Tutti piangono, ma Gesù rassicura: «Non temere, soltanto abbi fede». Entra nella stanza, prende la mano della fanciulla e la rialza pronunciando parole tenere e forti: «Fanciulla, alzati!».

Questi due racconti mostrano che la fede non elimina i problemi, non cancella la sofferenza e nemmeno la morte, ma apre strade nuove proprio là dove sembra non esserci più nulla da fare. È affidarsi a Dio oltre le nostre possibilità, lasciare che sia Lui ad agire dove le nostre forze finiscono. La donna prima ancora di toccare Gesù aveva già creduto dentro di sé che sarebbe stata guarita, e questa fiducia ha reso possibile il miracolo. La fede, dunque, non è magia e non costringe Dio a fare ciò che vogliamo: è l’apertura del cuore che gli permette di trasformare la nostra vita. Gesù non forza mai la porta: attende che siamo noi ad aprirla. È sorprendente notare che nei Vangeli, nei luoghi dove non c’era fede, anche Gesù non poteva compiere miracoli. Non è il prodigio a generare la fede, ma la fede che rende possibile l’azione di Dio.

Don Bosco conosceva bene questa verità e ai suoi primi missionari ricordava che non sarebbero stati i mezzi materiali o le strategie a rendere fecondo il loro lavoro, ma la fiducia totale in Gesù e in Maria Ausiliatrice. È la fede che genera vita e che apre a possibilità inattese. Credere significa dare spazio a Dio, permettergli di entrare e di trasformare l’esistenza. È questo abbandono fiducioso che rende possibile l’impossibile: la donna guarita, la fanciulla rialzata, la nostra speranza che rinasce ogni volta che pensiamo di non farcela.

San Paolo lo ricorda con chiarezza: «Per grazia siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio» (Ef 2,8). La fede è dono, ma è anche un cammino. Non ci lascia fermi: ci rialza dalle nostre fragilità e ci invita a fidarci giorno dopo giorno, anche quando tutto intorno sembra dire il contrario. È la certezza che Dio è fedele e che in Lui la vita trova sempre un nuovo inizio.

Per questo l’invito di Gesù è sempre attuale: “Alzati e vai”. Non è soltanto un incoraggiamento spirituale, ma una chiamata concreta a vivere con gratitudine e coraggio. Non basta sopravvivere, non serve restare immobili ad aspettare. La vita che Dio ci dona non è fatta per essere spenta nella paura o nella rassegnazione, ma per essere vissuta con passione, con fiducia, con speranza. È una vita piena, capace di abbondanza e di dono agli altri.

All’inizio di questo nuovo anno pastorale, allora, le parole di Gesù rivolte alla fanciulla diventano un messaggio personale per ciascuno di noi: «Alzati!». Non restare a terra, non lasciarti travolgere dalle difficoltà, non accontentarti di guardare da spettatore. Rialzati e cammina, perché Dio ti accompagna, ti sostiene e ti dona la possibilità di una vita nuova. È questo il segreto della fede: non avere tutte le risposte, ma avere la certezza che, affidandoci a Lui, la vita diventa sempre più forte della morte, sempre più piena della paura, sempre più grande delle nostre fragilità.

(Tratto dal Sussidio nazionale sulla Proposta Pastorale 2025-26, MGS Italia)