Il Pellegrinaggio a Torino... con il Papa!

mercoledì 1 luglio 2015
Il Pellegrinaggio a Torino... con il Papa!

IL PELLEGRINAGGIO A TORINO  … CON IL PAPA  - della Famiglia salesiana dell’IME.

Ostensione Sindone 2015 – Bicentenario nascita don Bosco

 

Non è stata la prima volta che si sia andati a Torino, ai luoghi salesiani, né è stata la prima Ostensione della Sacra Sindone cui si è potuto partecipare, ma certo l’abbinamento del Bicentenario della nascita di don Bosco con l’Ostensione della Sindone è stato per tutti noi una occasione unica !

Raccogliamo le impressioni vissute in quelle giornate e vogliamo depositarle e custodirle nella memoria del cuore, come ci ricordava spesso la nostra guida spirituale, don Angelo Santorsola Vicario dell’Ispettore e delegato ispettoriale per la Famiglia Salesiana. Don Angelo già da tempo pensava ad un pellegrinaggio di Famiglia ai luoghi salesiani in occasione della visita del Papa a Torino.

Chiari erano gli obiettivi del pellegrinaggio:

1. Vivere l’esperienza di spiritualità salesiana nel bicentenario della nascita di don Bosco.

2. Visitare la sacra Sindone facendo memoria con il cuore dell’amore che Dio ha nutrito per noi fino a dare il Figlio suo, l’Unigenito, morto per noi.

3. Vivere l’evento di grazia della visita del Papa a Torino in occasione dell’ostensione della Sindone e del bicentenario di don Bosco.

 

Ben caricati a livello psicologico e spirituale, ci si è messi in cammino, nottetempo.

Le provenienze dei gruppi di FS partecipanti al pellegrinaggio sono state varie (Lecce, Santeramo, Molfetta, Cerignola, Reggio Calabria, Rosarno, Salerno, Portici, Napoli), convogliate su Napoli scelto come punto ideale di partenza, dal Meridione, in quanto Napoli era stata il punto terminale della venuta di don Bosco nel Meridione (scendendo da Roma, arrivò a Napoli e nella Parrocchia San Giuseppe in via Medina vi celebrò una santa Messa il 31 marzo 1880).

Arrivati nei luoghi salesiani abbiamo trovato alloggio a Poirino, a metà strada tra Torino e Colle don Bosco, per favorire i vari spostamenti o verso Colle don Bosco-Castelnuovo o verso Torino-Valdocco.

 

Sono stati giorni intensi e impegnativi sia per la frequenza continua degli spostamenti che per la robustezza delle riflessioni che i vari luoghi visitati man mano suscitavano.

 

Primo giorno. 18 giugno. Colle don Bosco, Morialdo, Mondonio, san Giovanni di Riva, Capriglio.

Colle don Bosco. La Casetta della nascita di Giovannino, inglobata senza volerlo ormai nel grande Tempio del Colle (esattamente sotto l’altare maggiore della Chiesa superiore), la casetta dei primi anni di crescita, la casetta del fratello Giuseppe, la Cappella del Rosario dove don Rua ha ricevuto l’abito talare e dove Domenico Savio ha avuto il primo incontro con don Bosco, il Tempietto di Maria Ausiliatrice costruito a ricordo del Primo Centenario della nascita di don Bosco: vedervi la povertà, capire la laboriosità, sperimentare la fiducia nella Divina Provvidenza, vedervi la stanzetta del sogno dei 9 anni: abbiamo sperimentato che dal piccolo seme si è prodotto un grande albero. il Signore fa grandi cose con ciò che è piccolo.

Mondonio. La presenza di Domenico Savio, la santità a portata di tutti, anche di un quindicenne con la formula a portata di mano di ognuno: l’essere allegri, la grazia di Dio, il compimento del proprio dovere.

Capriglio. La chiesetta con un altare che ricorda il battesimo e il matrimonio di Francesco Bosco e Margherita Occhiena: mamma Margherita: una madre, don Bosco ha avuto una madre e che madre.  Abbiamo celebrato l’Eucarestia nella chiesetta di Capriglio per tutte le nostre mamme (abbiamo anche ricordato l'anniversario di matrimonio di Dora e Nunzio, di Santeramo!) con il cuore aperto alla gratitudine.

 

Secondo giorno. 19 giugno. Sacra Sindone e Valdocco.

Ostensione della Sacra Sindone. Puntualissimi ci siamo presentati all'ingresso, e così abbiamo avuto  l’opportunità di sostare con grande emozione davanti al Volto del Signore, un Volto – come ci ricordava don Angelo – che ci ha stretto il cuore nel pensare a quanto Lui abbia sofferto per noi.

Perché dinanzi a questo amore non si può rimanere indifferenti. E ripetevamo: “Imprimi il tuo Volto, o Signore, perché io possa essere un segno del tuo amore.”

Nel pomeriggio Valdocco. La cappella Pinardi, la chiesa di san Francesco di Sales, la Basilica di Maria Ausiliatrice: un piccolo seme davvero diventato albero. E attorno a queste chiese spazi che sempre più si andavano man mano allargando sino ad invadere Torino e il mondo intero con tante persone e con tante opere e destinatari.  Le presenze determinanti: don Bosco, Mamma Margherita, don Rua, Domenico Savio: don Bosco, padre che ha faticato tutta una vita per i suoi ragazzi diventati i suoi figliuoli e che ha terminato i giorni abito consunto da dimettere una volta per sempre – la Mamma Margherita, mamma di don Bosco e mamma di tanti suoi figli, don Rua che nella Chiesa di san Fancesco di Sales celebra la sua prima Messa, Domenico Savio, che qui si offre alla Madonna il giorno della proclamazione del dogma dell’Immacolata, l’8 dicembre 1854, e che ascolta quello che don Bosco dice sulla santità, e che qui va in estasi dinanzi a Gesù sacramento.

Il pellegrinaggio qui ci ha provocato: la loro vita è stata questa, e la mia vita? Che senso ha la mia vita, se minima-mente penso alla vita come l’hanno vissuto loro?

Sofferenze di ogni genere diventate concime per far fiorire la Congregazione!

Sofferenza e allegria, fatte un tutt’uno! Fino all’ultimo respiro la mia vita sarà per voi! E vi aspetto tutti in Paradiso!

Dinanzi all’urna di don Bosco. Dinanzi al quadro di Maria Ausiliatrice. Un connubio. In silenzio abbiamo contemplato quei volti, abbiamo affidato i nostri desideri, le nostre fatiche, vi abbiamo portato la vita di tante persone che avevano chiesto di pregare per loro, e davanti ai loro altare di elencare le grazie di cui avevano particolare bisogno. Tanti momenti di fraternità, di dialogo con il Padre don Bosco, con la Madonna Ausiliatrice.

Abbiamo celebrato nella Chiesa di san Francesco di Sales, la porziuncola salesiana:don Antonio ha ricordato lì i suoi 50 anni di sacerdozio.

 

Terzo giorno. 20 giugno. Chieri, Castelnuovo.

Da Torino, dopo aver ammirato che il seme era diventato albero, quasi siamo tornati indietro. Ai luoghi di formazione di don Bosco, quasi a rivedere in flashback gli anni di vita che hanno preparato da vicino il don Bosco prete: don Bosco fatto prete per diventare educatore!

Chieri. 10 anni che sono valsi l’intera vita, diceva lo stesso don Bosco. Durante quegli anni ha fatto delle scelte impegnative che hanno determinato la sua vita.

La chiesa di san Luigi con la statua della Madonna dove don Bosco ha pregato tantissimo, la chiesa di san Domenico dove don Bosco ha celebrato la sua terza Messa, il Duomo dove abbiamo celebrato noi, unendoci ai fedeli della Diocesi di Torino, quel giorno dedicato alla protettrice della Diocesi di Torino, la Consolata, devozione fondamentale  per i torinesi e provincia, quasi a dire grazie alla Madonna che consolata consola i suoi figli come ha fatto per don Bosco in formazione.

Castelnuovo d’Asti, oggi Castelnuovo don Bosco. Terra di ben 4 santi: san Giovanni Bosco, san Giuseppe Cafasso, beato Giuseppe Alemanno (figlio di una sorella san Giuseppe Cafasso), san Domenico Savio!

Terra di autentica fede cristiana, se ha prodotto questi santi, terra benedetta da Dio che ha moltiplicato la santità di quella funestata da tanta presenza demoniaca: la presenza di Dio dice la presenza di Satana e la presenza di Satana dice la presenza di Dio: le due presenze si richiamano a vicenda.

Castelnuovo, meta nascosta per tanti pellegrini, invece per noi è stato uno spettacolo bellissimo dalla presentazione frizzante del confratello salesiano belga don Hubert che ci ha introdotti a visitare la cittadina , nella fatica delle salite, quasi ad assaporare le fatiche degli abitanti negli spostamenti giornalieri; così abbiamo ammirato il monumento a don Bosco che la sua città gli ha dedicato in occasione della intitolazione della stessa città a "Castelnuovo don Bosco": “A san Giovanni Bosco la Patria”, sottolineando “la Patria” che dedica: qui c’è la singolarità: è la Patria, non un singolo paese, a dedicare il monumento a don Bosco.

Castelnuovo, dove don Bosco è stato battezzato – nato il 15 agosto 1815 sera! – il 17 agosto, dove don Bosco ha fatto la sua confessione e ha ricevuto la sua prima Comunione, e dove ha fatto il primo cammino di discernimento per impostare la sua vita. Qui la guida ci ha ricordato l’importanza dei due sacramenti a fondamento della vita cristiana. e ci ha aiutato a chiederci: la mia vita cristiana è fondata magari sui pellegrinaggi o sui sacramenti della confessione e della comunione, come ha capito don Bosco e li ha posti a base del suo sistema educativo, perché vissuti con sistematicità e assiduità. E la guida spirituale? Don Bosco qui ha capito che oltre la Mamma ci fosse un sacerdote come sicura guida spirituale che si accompagnava al fatto di essere sacerdote-confessore.

(qui all’altezza del Castello abbiamo intravisto il paese natio del papà del futuro Papa Jorge Bergoglio!)

 

Quarto giorno. 21 giugno. Torino: Superga, Valdocco.

  1. Ci siamo orientati a celebrare l’Eucarestia a Superga, perché sprovvisti di pass e perciò destinati ad essere molto distanti da piazza Vittorio dove avveniva la celebrazione eucaristica presieduta dal Papa: tanto distanza per distanza, abbiamo scelto un luogo significativo, Superga, la Madonna delle Grazie e un luogo in un certo senso delle glorie … nazionali (!).  (Anche del disastro dell'aereo: vi morivano tutti i giocatori della  squadra del Torino, lutto nazionale!)

Don Bosco amava dire: “io sarei disposto a strisciare con la lingua per terra da Valdocco a Superga, pur di far salvo anche uno solo dei ragazzi dell’Oratorio.” Tanta era la cura e l’affetto per i suoi ragazzi e tanta era la fiducia nella Madonna che l’avrebbe raggiunta a Superga pur di avere la grande grazia della salvezza eterna anche di uno solo dei suoi ragazzi! Ma anche don Bosco che affida la santità a Maria. Tanta è la confidenza che ha con la Madonna che le dà del tu, quando a mamma Margherita per rispetto dà ancora del voi.

Il pomeriggio è stato tutto da inventare. A Valdocco con il Papa.Sprovvisti del pass (possibile soltanto ai residenti), e disposti a tentare il tutto per tutto, ci siamo resi capaci di inventare tutti gli stratagemmi possibili, oltrepassando i posti di blocco e facendoci largo in modo da avvicinarci quanto più possibile al passaggio del Papa. Per cui un po' tutti abbiamo avuto la possibilità di godere di quel pomeriggio, regalatoci dalla Provvidenza: il Papa a Valdocco con noi! Non si poteva rimanere delusi a non partecipare della visita del Papa, pronti da sempre a vivere l’evento di grazia della visita del Papa a Torino.

Certo non ci è stato possibile entrare in Basilica e di lì vedere il Papa che con tanta agilità si spostava da un altare ad un altro e sostava con devozione e in silenzio, a pregare Maria Ausiliatrice e don Bosco e ascoltare il discorso a braccio scaturito dal cuore.

Il Papa dapprima, frugando tra le memorie del cuore, ha richiamato i contatti che la famiglia Bergoglio emigrata in Argentina ha avuto fin dall’inizio con i Salesiani: l’origine astigiana del papà Mario Giuseppe, la parrocchia salesiana e il parroco don Pozzoli guida spirituale della famiglia, la squadra di calcio san Lorenzo, il matrimonio dei genitori,

il battesimo, l’ultima elementare in collegio da cui ha imparato tantissimo,e  il discernimento di vocazione.

Ed insieme ha espresso tutta la sua gioia di rivedere l'attuale Rettor Maggiore don Angel Artime conosciuto in confessionale in Argentina:  con lui aveva lavorato, “anche in momenti brutti”, e di lui sempre aveva ammirato il servizio e l’umiltà e ora a lui e a tutti salesiani  chiedeva con tutta franchezza di rischiare per il bene dei giovani, come ha rischiato don Bosco, di educare alla affettività senza ossessione, curare lo sport, e per ultimo di essere concreti e perciò di educare in emergenza, a misura della crisi attuale, facendo riscoprire  nuovamente gli umili mestieri di artigianato fonte di lavoro, anche di lavori piccoli e saltuari. Così don Bosco aveva fatto per i figliuoli..

Infine il Papa ha ricordato i tre amori bianchi di don Bosco: l’amore a Gesù Sacramento, l’amore alla Madonna Ausiliatrice e l’amore al Papa. E parlando di quest’ultimo amore ha fatto riferimento alla Chiesa: la Chiesa è tutta da amare, lei ancorata tra le due colonne dell’Eucarestia e della Madonna Immacolata Ausiliatrice!

Il Papa crede a questi amori e affida tutto alla Madonna Ausiliatrice, alla cui statua in Argentina ogni 24 maggio si recava a portare i fiori – e davanti a quella statua - benedetta da don Bosco - si fermava a meditare e a pregare!

E concludeva: “Il vostro carisma è di attualità grandissima. Guardate le strade, guardate i ragazzi e fate decisioni rischiose. Non abbiate paura. Come ha fatto lui. Don Bosco pregava sempre Maria Ausiliatrice e andava avanti. Non aveva tanti calcoli.”

 

Con l’immagine, nella memoria del cuore, del Papa a Torino nella Basilica e nella piazza di Maria Ausiliatrice, è terminato il nostro pellegrinaggio nei luoghi di don Bosco.

 

Concludendo, vogliamo aggiungere due altre considerazioni e riflessioni.

È stato un pellegrinaggio di Famiglia Salesiana: ce l’ha ricordato al termine, don Angelo Santorsola come Vicario dell’Ispettore e Delegato della Famiglia Salesiana dell’Ispettoria, nella sintesi che nel viaggio di ritorno in forma toccante ne ha saputo fare.

 

È stato un pellegrinaggio di Famiglia salesiana.

E alla Famiglia Salesiana, che eravamo noi, don Angelo ha consegnato tre parole chiave per valorizzare vita di Famiglia: sincerità, comunione e ottimismo.

La sincerità. “Senza la sincerità e la capacità di dialogo, diceva, noi non andiamo da nessuna parte.”

La verità vi farà liberi dice Gesù

La comunione. “Smettiamole di sacrificare la bellezza di una famiglia per delle facezie e stupidaggini;  qualora ci sono dei problemi affrontiamoli da persone mature.”

Infine l’ottimismo. “Vedete don Bosco mai era triste. Quanti più problemi aveva,più sembrava allegro.

 Perché si fidava pienamente della provvidenza, si affidava alla provvidenza, si consegnava a Maria.”

 

E poi il pellegrinaggio non finisce qui.

Il vero pellegrinaggio inizia quando mettiamo i piedi in casa, perché Maria chiamata dal Signore è diventata la prima missionaria. Maria in cammino.

Anche Gesù nel Vangelo è sempre in cammino.

Sull’esempio di Gesù e di Maria, chi vive di fede è in cammino. È un pellegrino della vita. 

E don Angelo a proposito di essere pellegrini della vita ci faceva delle ultime domande: “Ma ho un punto di riferimento, ho una guida - l’importanza della guida spirituale -, la preghiera e il dialogo con Dio e tra noi - l’importanza del dialogo tra di noi – Fatevi un regalo. Quando vi verrà un amico, un’amica a dirvi delle cose negative su una persona, non dategli corda, pensate al positivo di quella persona e ditene il positivo.

Così si fa crescere la famiglia, così si fa sorridere don Bosco, perché don Bosco vede che i figli si vogliono bene.”

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