Harambee 2018

martedì 2 ottobre 2018
Harambee 2018

Harambee 2018. C’è una strada dentro il cuore degli altri

«La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita o un ornamento che posso togliere […]. Io sono una missione […]. Tuttavia, se uno divide da una parte il suo dovere e dall’altra la propria vita privata, […] smetterà di essere popolo» (EG 273).

«Buon viaggio hermano querido e buon cammino ovunque tu vada forse un giorno potremo incontrarci di nuovo lungo la strada» cantava Cisco nei Modena City Rambles, la stessa strada che ha portato giovani e religiosi anche quest’anno, a partecipare all’Harambee Missionario.

Ha avuto compimento anche quest’anno la spedizione missionaria salesiana a Valdocco (TO) che ha visto partire Salesiani di Don Bosco e Figlie di Maria Ausiliatrice verso ogni parte del mondo, lì dove l’uomo chiamato va a sostegno dell’uomo bisognoso che sia in Belgio, in Messico, in Gambia (dove la Congregazione Salesiana mette un'altra bandierina) o semplicemente in Italia a Vasto. 149 spedizioni, 143 a partire dal quel 11 Novembre 1875 in cui i Salesiani partirono alla volta dell’America latina.

 L’Harambee dal 28 al 30 Settembre ha visto partecipare giovani laici e missionari in diversi momenti di riflessione e di preghiera sul tema del primo annuncio, su dove è possibile fare il primo annuncio e su come ciascuno di noi è chiamato a farlo nella propria terra. Nella serata del Venerdì il tema è stato declinato a partire dal capitolo secondo del Vangelo di Luca «Vi annuncio una grande gioia» in cui ci si è soffermati su chi e sul come è avvenuto il primissimo annuncio. La mattinata del sabato ha preso le sembianze itineranti sui luoghi santi, in cui San Giovanni Bosco ha fatto egli stesso il suo primo annuncio: dal Santuario della Consolata, fino al cortiletto della Chiesa di San Francesco d’Assisi. Nel pomeriggio hanno trovato spazio le attività di condivisione delle esperienze estive e di testimonianza dei missionari partenti, nell’ascolto sia della scelta di partire sia dei desideri più profondi della chiamata.

«La prima parola, quella di primo annuncio nelle vite dei poveri è quella del silenzio» ha ripetuto Don Stefano Mazzer docente di teologia sistematica presso la Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana con sede a Torino. «A volte è necessario stare solo accanto» […] Se ci si ferma a pensare infatti è quello che fa Gesù nelle nostre chiese, sta li fermo ad ascoltare pronto che qualcuno apra il cuore per ascoltare ciò che Lui stesso ha da dire» e si ci si ferma a riflettere forse proprio Don Bosco e Madre Mazzarello hanno tanto da insegnare ad ognuno di noi sul valore del silenzio.

La giornata di domenica è quella in cui si raggiunge il compimento del servizio: 25 SDB e 11 FMA provenienti da ogni parte del mondo hanno detto il loro “si missionario” ad gentes at esteros ad vitam come ha ricordato don Don Guillermo Basañes (Consigliere per le Missioni). La prima parte della mattina ha visto la testimonianza di due laici impegnati nell’Oratorio di Piazza Armerina(comune di Enna) che da anni portano avanti l’opera in un contesto difficile come quello della Sicilia, impegnato spesso di povertà culturale e sociale. Sono numerosi i progetti extraeuropei a cui poi loro stessi hanno dato vita a partire dalla Sicilia.

La seconda parte della mattinata è stata dedicata ai partenti sia nella presentazione sia nella celebrazione. «I missionari vengono dai 5 continenti e vanno in parti diverse del mondo, perché per noi non ci sono frontiere ne barriere» così ha detto il Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime ai missionari. «Siate autentici missionari dello spirito cioè veri e senza finzioni, umili missionari dell’ascolto essendo vertici di una piramide capovolta e tenaci per arrivare agli ultimi, quegli ultimi che tanto ha cercato don Bosco nel proprio operato, ha ricordato il Rettor Maggiore durante la Santa Eucarestia, prima di consegnare ai partenti il crocifisso missionario.

Di queste scelte di vita non si leggono prime pagine su quotidiani web o primi titoli nei sottopancia dei telegiornali ma se il bene non fa rumore e il rumore non fa bene, allora vuol dire che appuntamenti ed esperienze di questo tipo sono quelli che fanno dire “si, sono sulla strada giusta”.

 

Andrea Montesano

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