E tu sai fischiare?

domenica 6 dicembre 2015
E tu sai fischiare?

L'Oratorio spegne 174 candeline... ma vi ricordate come è nato? Facciamo un piccolo salto indietro nel tempo.

 

Il giorno solenne dell’Immacolata Concezione di Maria, ero in atto di vestirmi dei sacri paramenti per celebrare la Santa Messa.
Il chierico di sacrestia, Giuseppe Comotti, vedendo un giovanetto in un canto, lo invitò a venirmi a servire la Messa.
“Non so”, gli rispose mortificato.
“Vieni – replicò l’altro, – voglio che tu serva Messa”
“Non so, non l’ho mai servita”.

“Bestione che sei! – disse il sacrestano furioso – se non sai servire Messa, perché vieni in  sacrestia?” ciò dicendo impugna la pertica dello spolverino e giù colpi sulle spalle e sulla testa di quel poveretto.
Mentre l’altro se la dava a gambe:
“che fate? – gridai ad alta voce – perché lo picchiate?”
“Perché viene in sacrestia e non sa servir Messa”
“Avete fatto male”
“A lei che importa?”
“È un mio amico. Chiamatelo subito, ho bisogno di parlare con lui”, il ragazzo torna mortificato. Ha capelli rapati, la giacchetta sporca di calce. Un giovane immigrato. Probabilmente i suoi gli hanno detto: “Quando sarai a Torino, vai alla Messa”. Lui è venuto, ma non si è sentito di entrare nella chiesa tra la gente ben vestita. Ha provato a entrare nella sacrestia, come gli uomini e i giovanotti usano fare in tanti paesi di campagna. Gli domandai con amorevolezza:
“Hai già ascoltato la Messa?”
“Non ancora”
“Vieni ad ascoltarla. Dopo ho da parlarti di un affare che ti farà piacere”
Me lo promise. Celebrata la Messa e fatto il ringraziamento, lo condussi in un coretto, e con faccia allegra gli parlai: ”mio buon amico, come ti chiami?”
“Bartolomeo Garelli”
“Di che paese sei?”
“Di Asti”

“È vivo tuo papà?”
“No, è morto”
“E tua mamma?”
“È morta anche lei”

”Sai leggere e scrivere?”

“No”
“Sai cantare?” il giovinetto, asciugandosi gli occhi, mi fissò in viso quasi meravigliato e rispose: “no”
“Sai fischiare?” Bartolomeo si mise a ridere. Era ciò che volevo. Cominciavamo ad essere amici.
“Hai fatto la prima Comunione?”
“Non ancora”
“E ti sei già confessato?”
“quando ero piccolo”
“E vai al catechismo?”
“Non oso. I ragazzi più piccoli mi prendono in giro”
– Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo? –.
– Molto volentieri. Purché non mi diano delle bastonate! –.
– Stai tranquillo, ora sei mio amico, e nessuno ti toccherà; quando vuoi che cominciamo? –.
– Quando a lei piace –.
– Anche subito? –.
– Con piacere –.
Don Bosco si inginocchia e recita un’Ave Maria.
Quarantacinque anni dopo ai suoi Salesiani dirà: “tutte le benedizioni piovuteci dal cielo sono frutto di quella prima Ave Maria detta con fervore e retta intenzione”.
Finita l’Ave Maria, Don Bosco si fa il segno di croce “per cominciare”, ma si accorge che Bartolomeo non

lo fa, o meglio fa un gesto che ricorda solo vagamente il segno della croce. Allora, con dolcezza, glielo insegna bene. Alla fine gli dice: – Vorrei che venissi anche domenica prossima, Bartolomeo, ma non venire solo, porta con te dei tuoi amici –.
Bartolomeo Garelli, muratorino di Asti, fu il primo ambasciatore di Don Bosco tra i giovani del quartiere. Raccontò l’incontro con il prete simpatico “che sapeva fischiare anche lui”, e riferì il suo invito.
Nel 1841, in San Francesco d’Assisi, il giovanissimo Don Bosco inizia così il suo Oratorio.

Il giorno solenne dell’Immacolata Concezione di Maria, ero in atto di vestirmi dei sacri paramenti per celebrare la Santa Messa.
Il chierico di sacrestia, Giuseppe Comotti, vedendo un giovanetto in un canto, lo invitò a venirmi a servire la Messa.
“Non so”, gli rispose mortificato.
“Vieni – replicò l’altro, – voglio che tu serva Messa”
“Non so, non l’ho mai servita”.

“Bestione che sei! – disse il sacrestano furioso – se non sai servire Messa, perché vieni in  sacrestia?” ciò dicendo impugna la pertica dello spolverino e giù colpi sulle spalle e sulla testa di quel poveretto.
Mentre l’altro se la dava a gambe:
“che fate? – gridai ad alta voce – perché lo picchiate?”
“Perché viene in sacrestia e non sa servir Messa”
“Avete fatto male”
“A lei che importa?”
“È un mio amico. Chiamatelo subito, ho bisogno di parlare con lui”, il ragazzo torna mortificato. Ha capelli rapati, la giacchetta sporca di calce. Un giovane immigrato. Probabilmente i suoi gli hanno detto: “Quando sarai a Torino, vai alla Messa”. Lui è venuto, ma non si è sentito di entrare nella chiesa tra la gente ben vestita. Ha provato a entrare nella sacrestia, come gli uomini e i giovanotti usano fare in tanti paesi di campagna. Gli domandai con amorevolezza:
“Hai già ascoltato la Messa?”
“Non ancora”
“Vieni ad ascoltarla. Dopo ho da parlarti di un affare che ti farà piacere”
Me lo promise. Celebrata la Messa e fatto il ringraziamento, lo condussi in un coretto, e con faccia allegra gli parlai: ”mio buon amico, come ti chiami?”
“Bartolomeo Garelli”
“Di che paese sei?”
“Di Asti”

“È vivo tuo papà?”
“No, è morto”
“E tua mamma?”
“È morta anche lei”

”Sai leggere e scrivere?”

“No”
“Sai cantare?” il giovinetto, asciugandosi gli occhi, mi fissò in viso quasi meravigliato e rispose: “no”
“Sai fischiare?” Bartolomeo si mise a ridere. Era ciò che volevo. Cominciavamo ad essere amici.
“Hai fatto la prima Comunione?”
“Non ancora”
“E ti sei già confessato?”
“quando ero piccolo”
“E vai al catechismo?”
“Non oso. I ragazzi più piccoli mi prendono in giro”
– Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo? –.
– Molto volentieri. Purché non mi diano delle bastonate! –.
– Stai tranquillo, ora sei mio amico, e nessuno ti toccherà; quando vuoi che cominciamo? –.
– Quando a lei piace –.
– Anche subito? –.
– Con piacere –.
Don Bosco si inginocchia e recita un’Ave Maria.
Quarantacinque anni dopo ai suoi Salesiani dirà: “tutte le benedizioni piovuteci dal cielo sono frutto di quella prima Ave Maria detta con fervore e retta intenzione”.
Finita l’Ave Maria, Don Bosco si fa il segno di croce “per cominciare”, ma si accorge che Bartolomeo non

lo fa, o meglio fa un gesto che ricorda solo vagamente il segno della croce. Allora, con dolcezza, glielo insegna bene. Alla fine gli dice: – Vorrei che venissi anche domenica prossima, Bartolomeo, ma non venire solo, porta con te dei tuoi amici –.
Bartolomeo Garelli, muratorino di Asti, fu il primo ambasciatore di Don Bosco tra i giovani del quartiere. Raccontò l’incontro con il prete simpatico “che sapeva fischiare anche lui”, e riferì il suo invito.
Nel 1841, in San Francesco d’Assisi, il giovanissimo Don Bosco inizia così il suo Oratorio.

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