39° Lettera dell'Ispettore don Pasquale Cristiani

lunedì 6 marzo 2017
39° Lettera dell'Ispettore don Pasquale Cristiani

Carissimi Confratelli,

Vi scrivo da Gjilan, dove sono in visita con l’Economo d. Marek, e dopo un breve saluto ai Confratelli di Pristina.

Vi saluto con affetto e desidero raggiungervi con questa riflessione per augurare buon cammino quaresimale a ciascuno e alle comunità tutte.

Una Parola cherisuona continuamente nella mia mente e nel mio cuore ascoltandovi nel racconto con le difficoltà che premono e le gioie che di tanto in tanto ci danno un soffio dello Spirito mettendoci in carreggiata, dandoci la forza della speranza, della lungimiranza e del sentirci servi dell’unico Maestro è:

 “Forse anche voi volete andarvene?”.  Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Rispose Gesù: “Non ho forse scelto io voi, i Dodici?”

Papa Francesco nel suo messaggio per questa Quaresima ci ha ripetuto: “alla base di tutto c’è la Parola di Dio che noi siamo invitati ad ascoltare e meditare. La Parola di Dio è un forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello. La Quaresima è il tempo favorevole per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei sacramenti e nel prossimo”.

Il Rettor Maggiore al termine del “Bicentenario” auspicava cinque frutti, il terzo recitava “Sogno una Congregazione con uomini di fede e pieni di Dio” e coniugava tre verbi: Rimanere, amare e portare frutto.

Necessita nelle nostre vite essere cercatori di Dio e far diventare realtà il primato di Dio.

Il passo di Giovanni 6,41-70 ci fa comprendere come si mormora, non riescono ad accettare le pretese: si è definito“pane di vita”, non è il figlio di Giuseppe?…Come può dire: io sono disceso dal Cielo?” Si appropria di un appellativo divino. “Nessuno può venire a me se non l’attira il Padre…

Il Padre attira tutti, non esclude nessuno dal suo amore: siamo noi che facciamo resistenza, non ci fidiamo di Lui. Gesù continua a proporsi non rinuncia a condurci a Lui nel Padre e nel dono dello Spirito. “Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno”. Dono incomprensibile, che il corpo di Cristo diventi vita per la nostra carne. Egli continua dicendo: “affinché abbiamo la vita, e l’abbiano in abbondanza”.Se ne vanno mormorando.

Carissimi, Gesù preferisce restare solo, anziché vedere annacquato il suo messaggio. Un compromesso richiama l’altro, e un po’ alla volta ci si allontana da quella verità che rende liberi.

Si deve essere misericordiosi con il limite umano, ma intransigenti verso l’ideale nel camminare senza stancarsi e crescere nell’adesione a Cristo. Solo così arriveremo alla stupenda proclamazione di fede, intesa come totale abbandono a colui nel quale si è posta la propria speranza: “Signore da chi andremo?”.

La certezza che ci viene ripetuta “Non ho forse scelto io voi, i Dodici?”, ci deve sostenere, incoraggiare. Egli attende pazientemente il momento in cui stanchi di vagare o girare attorno a noi stessi approdiamo a Lui per trovare in Lui il senso profondo, coerente della nostra esistenza di consacrati.

Prima di concludere questa mia condivisione desidero riportarvi una parte della testimonianza che Madre Teresa diede al CG 22:

“Mi sento molto indegna di parlarvi. Ho accettato per dimostrare la mia riconoscenza ai salesiani perché in molte parti dell’India essi lavorano dove sono le nostre consorelle. Specialmente a Calcutta, i Padri salesiani si prendono grande cura delle nostre suore. La mia riconoscenza è di pregare per voi affinché cresciate in santità.

L’amore di Cristo è penetrato anche nelle famiglie Hindu. Alcune setti­mane fa due giovani vennero alla nostra casa e mi diedero una grande somma di denaro, per procurare cibo per gli affamati. A Calcutta tutti i giorni cuciniamo per 9.000 persone, e il giorno che non cuciniamo questi poveri non mangiano. Chiesi dunque loro: «Dove avete preso tanto denaro?». Risposero: «Due giorni fa ci siamo sposati. Ma prima del matrimo­nio abbiamo deciso di non fare nessun banchetto, di non comprare vestiti nuovi, ma di regalare questo denaro a te per dar da mangiare agli affa­mati». Ho fatto un'altra domanda: «Ma perché avete fatto questo?». Mi dissero: «Noi ci amiamo tanto, che volevamo cominciare la vita a due con un atto di amore e di sacrificio». Ambedue erano Hindu. L’amore di Cri­sto era penetrato nei loro cuori e aveva dato loro il coraggio per fare una cosa simile; infatti per le famiglie Hindu, specialmente per gente che ap­partiene alla casta alta, questo è un vero scandalo. La loro gente non può capire una cosa simile. Forse un giorno capirà che soltanto un amore più grande può spingere a fare un simile gesto”.

Le due dimensioni del Carisma di Madre Teresa, l’unione intima con Gesù e il lavoro per i poveri, non possono essere separate: “Ho sete e L’avete fatto a me”.

Anche nel nostra carisma non possiamo separare il rimanere in Dio con il lavorare insieme per i giovani poveri.

Mi piace salutarvi e augurarvi buon cammino quaresimale con la frase di Madre Teresa: “Soltanto un amore più grande” ci fa perseverare, ci fa essere autentici, ci rende incisivi e annunciatori efficaci della Bella notizia.

Guidati da d. Bosco vogliamo “ vivere solo per Gesù per mezzo di Maria”.

Buon cammino Quaresimale.

                       d. Pasquale

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