I nostri partner e noi utilizziamo i cookie sul nostro sito Web per personalizzare contenuti e pubblicità, fornire funzionalità ai social network o analizzare il nostro traffico. Cliccando acconsenti all'uso di questa tecnologia sul nostro sito web. Puoi cambiare idea e personalizzare il tuo consenso ogni volta che vuoi tornando a questo sito web. Può gestire le impostazioni relative ai cookie, cliccando su 'Gestisci cookie'.
I Salesiani laici della Famiglia Salesiana
Non intendiamo parlare di SDB né di FMA, ma di laici che fin da subito don Bosco ha voluto al suo fianco nell'opera educativa degli oratori. Sono uomini e donne che, con vocazioni diverse, ancora oggi nella nostra Ispettoria Meridionale affiancano i religiosi per il bene delle giovani generazioni: i Salesiani Cooperatori.
Ne parliamo attraverso quattro “questioni” fondamentali che segnano la vita ogni Cooperatore, imprescindibilmente intrecciata alla missione apostolica di don Bosco che si realizza nell’impegno e nella spiritualità di tutti i giorni.
1- Salesiani per sempre
Parliamo di promesse, anzi, della Promessa; quella che nei mesi scorsi hanno emesso, e nei prossimi mesi emetteranno, i fratelli e le sorelle Cooperatori dei Centri di Foggia, Bari, Cerignola, Corigliano, Vibo, Oliveto Citra, Casoria, Caserta Brindisi, Potenza, diventando salesiani cooperatori della nostra Ispettoria. Salesiani per sempre.
La Promessa di un Salesiano Cooperatore, che giunge dopo un cammino di discernimento e di formazione, è una risposta, un “sì” infinito a una Chiamata - la famosa vocazione - non del Consacrato di turno, ma del Signore che invita a collaborare alla costruzione del suo Regno, secondo il carisma salesiano. La scelta di un Salesiano Cooperatore è oggi orientata e guidata dal “Progetto di Vita Apostolica”, un documento che stabilisce con chiarezza i presupposti e le linee guida per appartenere a questa Associazione di tipo laicale. Don Bosco stesso, nel regolamento originario redatto di suo pugno, così scrive: «Scopo fondamentale dei Cooperatori Salesiani è di fare del bene a sé stessi grazie a un tenore di vita, per quanto si può, simile a quello che si tiene nella vita comune». E aggiunse, poi, in una prima conferenza dell’Associazione a Torino (1878): «Volete fare una cosa buona? Educate la gioventù. Volete fare una cosa santa? Educate la gioventù. Volete fare cosa santissima? Educate la gioventù. Volete fare cosa divina? Educate la gioventù. Anzi questa tra le cose divine è divinissima». Diventare Salesiani Cooperatori, ancora oggi, vuol dire dunque scegliere un cammino di santificazione che prevede una Messe particolare: quella dei giovani. Quindi la convocazione del Signore alla quale essi rispondono avviene attraverso il carisma salesiano.
2- Salesiani nel mondo
Nel regolamento definitivo del 12 luglio 1876 don Bosco così scriveva: «costoro, facendosi Cooperatori Salesiani, possono continuare in mezzo alle loro ordinarie occupazioni, in seno alle proprie famiglie a vivere come se di fatto fossero in Congregazione. Ai Cooperatori Salesiani si propone la stessa messe della Congregazione di San Francesco di Sales cui intendono associarsi». Subito chiarito, dunque, che ai Salesiani Cooperatori non è richiesto di impegnarsi in sur-plus di attività o di dotarsi di una onorificenza da “bavero di giacca” bensì di condividere la missione salesiana nelle «loro ordinarie occupazioni». Al riparo da clericalismi e fuori dalle sacrestie che Papa Francesco invita a fuggire, i Salesiani Cooperatori fanno propria la spiritualità del quotidiano e dell’Incarnazione in un mondo che non temono, che non disprezzano, che quanto più è “periferico” tanto più essi amano; in un mondo del quale si impegnano a comprendere le contraddizioni e nel quale ritrovano sempre Bellezza; in un mondo da restituire ai giovani - destinatari privilegiati della loro missione - vivificato dalla speranza di cui sono pronti a dare ragione e che provano a declinare nello stile dell’amorevolezza, della sim-patia, dell’en-tusiasmo salesiani.
3- Salesiani, fratelli laici nella Famiglia Salesiana
Ormai più di 50 anni fa’ il Concilio Vaticano II ha riconosciuto l’apporto che il laicato cattolico ha da sempre offerto alla Chiesa militante, restituendo ad esso dignità e valore. Oggi, più che mai la Chiesa invoca urgente e improcrastinabile il contributo di uomini e donne nell’impegno apostolico ecclesiale. Non è un caso che, nella Strenna di quest’anno, il Rettor Maggiore inviti la Famiglia Salesiana a valorizzarne la dimensione laicale. Anche in questo senso don Bosco si rivela ultramoderno quando, andando concretizzandosi il sogno dei 9 anni, individua proprio nei laici - ancor prima che nei consacrati! - i suoi primi collaboratori, di cui intuisce il valore rappresentato dalla molteplicità di competenze disponibili e dalla capacità di penetrazione in quel mondo abitato dai destinatari della sua missione. In don Bosco la dignità sacerdotale, regale e profetica del laico battezzato non è riconosciuta a causa di una necessità della Chiesa: il posto dei laici nella chiesa è definito, per don Bosco, indiscutibilmente in termini vocazionali (che responsabilità per un salesiano cooperatore!).
4- Famiglia Salesiana
Il termine Sinodalità, che oggi va piuttosto di moda, sembra ridire in maniera più moderna quel concetto del camminare insieme come via costitutiva della Chiesa che, a ben vedere, esprime un’esigenza già chiara nelle Lettere paoline e negli Atti degli Apostoli. Per tornare a casa nostra, don Bosco aveva tradotto le infinite sfumature del camminare insieme con il termine “Famiglia” a rappresentare il “luogo” in cui i Salesiani Cooperatori si impegnano a portare le istanze della realtà secolare, insieme alla ricchezza che questa realtà ha in sé. In questa Famiglia, i Cooperatori sentono di non dover essere degli esecutori di faccende materiali, volendo assumersi una responsabilità maggiore che li pone nei luoghi dove si ci confronta sugli orientamenti, dai quali far scaturire decisioni e scelte operative. Sono consapevoli dell’importanza del ruolo, che proviene dall’osservatorio privilegiato che abitano quotidianamente, di cogliere sfide, di creare ponti, suggerire linguaggi, rilanciare domande e costruire risposte credibili. Perché essi sono la Chiesa ontologicamente in uscita: sono i salesiani nel mondo.
E dunque ai prossimi Salesiani Cooperatori della nostra Ispettoria auguriamo anzitutto fedeltà alla Promessa, l’alleanza con il Signore (e con don Bosco!) va trattata con grande serietà e coltivata nella preghiera e nei sacramenti. Auguriamo di esercitare sempre il coraggio della propria Fede e l’amore per la Verità; di alimentare le ragioni della propria speranza perché l’ottimismo e la gioia di cui si impegnano ad essere portatori sani non sia superficiale leggerezza ma testimonianza della Resurrezione. Auguriamo attenzione ai giovani, che non significa farsi interpreti di un giovanilismo perenne, ma promuovere il loro Bene nei luoghi e nei tempi che sono chiamati ad abitare. Auguriamo di saper esigere e saper vivere l’essere “familiari” della Congregazione salesiana e della Chiesa. E, infine, di essere uomini e donne del proprio tempo: ogni giorno padri, maestri ed amici audaci, impavidi, capaci di guardare ai giovani con gli occhi di Dio che già furono di don Bosco, restituendo loro la dignità di figli Amati, per costruire insieme un presente e un futuro che li veda protagonisti del loro tempo e della loro Storia.
Affidiamo il nostro augurio e i nostri nuovi Salesiani Cooperatori al cuore materno di Maria Ausiliatrice.
Gabriella Schettini,
Salesiana Cooperatrice e Incaricata alla formazione
nel Consiglio Provinciale Campania-Basilicata