Messaggio del Rettor Maggiore per la Festa di Maria Ausiliatrice

sabato 24 maggio 2014
Messaggio del Rettor Maggiore per la Festa di Maria Ausiliatrice

 

Messaggio del Rettor Maggiore

in preparazione alla Festa di Maria Ausiliatrice 2014

 

 

Miei cari amici,

un saluto cordiale e affettuoso. Vi scrivo queste righe nella preparazione immediata alla festa di Maria Ausiliatrice e chiedo alla madre di Gesù di ottenere la benedizione di Dio su tutti voi, con i miei migliori auguri per le vostre famiglie, le persone e le situazioni che hanno bisogno di più luce.

 

In questi primi mesi, ho incominciato la visita ad alcune ispettorie e continuo a conoscere sempre meglio la realtà concreta della Congregazione e dell'intera Famiglia Salesiana. Rendo grazie a Dio per il bene che, in nome di don Bosco, si realizza in tutto il mondo in favore dei giovani, dei più poveri e della gente semplice. Sono testimone della moltitudine di progetti appassionanti

dove continuamente, con pochi pani e pochi pesci, Dio moltiplica la nostra azione e rende rigogliose le povere opere delle nostre mani. Sono felicissimo di condividere con voi speranze e desideri. Sono a vostra disposizione per continuare a offrire impulso e sostegno con la mia presenza, il mio umile servizio e la mia preghiera a quanto lo Spirito sta suscitando nelle nostre ispettorie.

 

Stiamo vivendo il tempo pasquale e la pace del Risorto allieta i nostri cuori. Il suo messaggio di vita e pienezza colma di gioia il nostro sguardo e fa brillare i nostri occhi che possono contemplare un nuovo orizzonte per tutta l'umanità. Il futuro è di Dio e noi lo anticipiamo ogni giorno impegnandoci a spalancare le prigioni dell'ingiustizia, incoraggiando coloro che sono in preda allo sconforto, sostenendo chi cammina con difficoltà, condividendo quello che siamo con chi ha meno o è solo. Questo è il messaggio del Vivente: la vita nuova secondo il cuore di Dio, la dignità dei suoi figli, una realtà carica di futuro per i piccoli e i poveri. Come ebbe a ricordare tanto tempo fa Sant'Ireneo: «La gloria di Dio è che l'uomo viva». Questo è anche il nostro impegno: glorificare Dio nei nostri fratelli che sono maggiormente nella necessità.

 

Proprio in questi giorni arrivano notizie terribili che parlano di persecuzioni dei cristiani in molte parti del mondo, di violazione dei diritti umani in zone critiche del pianeta, di maltrattamenti e sequestri di minori per la loro condizione di donne o per il loro credo. Niente di più lontano dal piano di Dio! La presenza del Signore Risorto è luce che rischiara le tenebre e pace che dissipa la paura. Il messaggio di Cristo Salvatore è di armonia in una creazione nuova liberata dal male e dall'oscurità. Malauguratamente, il peccato ci attanaglia e la zizzania soffoca il buon grano. Per questo noi cristiani con gli uomini e le donne di buona volontà dobbiamo continuare a impegnarci, in nome di Dio e dei nostri fratelli più vulnerabili, per far emergere una realtà nuova più vicina al progetto di Dio con più opportunità per tutti, nella quale pur nel «già ma non ancora» risuona con più forza la pienezza della nuova creazione che ancora geme nei dolori del parto. Dobbiamo alzare la nostra voce e unirci alla denuncia profetica che il Santo Padre ha elevato in questi giorni chiedendo ai potenti di non rimanere indifferenti e unire gli sforzi per porre fine alla barbarie e l'ingiustizia.

 

Tuttavia non si tratta solo di una questione di politica degli Stati o di strategie delle Nazioni Unite. Nella nostra famiglia salesiana, segnata da una spiritualità profondamente pasquale, continueremo a lavorare con tutte le nostre forze perché ci sia sempre più vita, nel nome di Gesù, per i più piccoli e per gli ultimi. Con il cuore del Buon Pastore, che si prende cura dei più deboli, proseguiremo a realizzare opzioni valide per i giovani più sfavoriti e in situazione di rischio, come don Bosco ci ha insegnato e ha voluto.

 

La chiamata di Francesco a dare slancio ad una «Chiesa che esca» verso le periferie e i quartieri poveri dove la sofferenza e lo sconforto sono maggiori, è uno stimolo per la nostra proposta educativo - evangelizzatrice. Siamo chiamati ad un nuovo modo di "fare pastorale": è la rivoluzione della tenerezza, del chinarsi sui più feriti, di accoglienza dei lontani, di proposta di cammino per gli ultimi, di accompagnamento accanto a coloro che la realtà sociale emargina e abbandona.

 

Miei cari amici ed amiche, questa è anche la nostra proposta. In questi anni continueremo a lavorare, come parte di tutta la Chiesa, per rendere più credibile il nostro modo di vivere e più audace il nostro annuncio. Questo avverrà nella misura in cui le nostre scelte saranno più vicine alle esigenze dei giovani più poveri. Il nostro ultimo Capitolo Generale ha chiesto ai Salesiani di aumentare la testimonianza della nostra radicalità evangelica. L'invito può essere esteso a tutta la Famiglia Salesiana. Seguire Gesù è camminare per la strada della povertà e della vicinanza con gli ultimi. Come il Maestro, vogliamo passare in mezzo agli uomini guarendo e liberando. Coloro che portano le piaghe di Cristo impresse nella carne delle loro esistenze martoriate sono i principali destinatari dell'annuncio del Risorto: «Pace a voi!»

 

Avvicinandoci al Bicentenario della nascita di don Bosco, il modo migliore di festeggiare il nostro Padre è la fedeltà alle sue grandi intuizioni. Non dubito minimamente che una di esse, che poi è anche l'impegno vitale per noi oggi, è l'opzione preferenziale per i giovani "abbandonati e in pericolo".

 

Il messaggio del Signore Risorto, tornare in Galilea, è tornare alle nostre radici, è tornare ai giovani poveri. Sono sicuro che "là lo incontreremo".

 

Cordialmente in Don Bosco,

don Ángel Fernández Artime

Rettor Maggiore

 

 

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