LA CENA E'

giovedì 10 gennaio 2013
LA CENA E'

Quant’è bello scoprire che ad un oratorio basta poco per “aprire i cancelli”. Bastano semplicemente le persone. Adulti, ragazzi, anziani dal cuore giovane. Si fa la spesa, si preparano i tavoli e le sedie, si apparecchia, si forma un gruppo di servizio, un altro di cucina, un altro ancora di animazione, qualcuno prende il pulmino e fa il giro della città per fare da “servizio navetta” ad alcuni invitati e..nasce una cena tra fratelli più e meno agiati, una cena che è “ convivio di comunione tra Dio e i suoi figli”.
Quante volte la paura, i pregiudizi, la pigrizia ci frenano dall’ aprire la mente e il cuore agli altri?..che poi questi altri..chi sono? se non noi stessi, uguali e diversi…unici.
Quanti muri, quanto ghiaccio..eppure  poi ti rendi conto che abbattere questi muri, sciogliere questo ghiaccio è fatica..che porta alla Bellezza! Perché l’altra sera tra un pasto e l’altro, tra un gioco e l’altro, scorgevo i volti delle persone, e intuivo il mio: non ricordo la tristezza su nessun volto. Basta  andare un po’ più in là rispetto all’orticello di casa ed ecco che c’è una Vigna che ci chiama all’accoglienza, all’ospitalità e alla gioia.
 D’altronde, lo stile salesiano dell’allegria ce lo insegna: “è più bello insieme!”… così come quella parola africana..Ubuntu..un’antica parola del popolo Zulu che indica come dovrebbe essere ogni comunità: un posto dove ognuno è felice con gli altri, cioè solo se lo sono anche gli altri, dove non c’è chi è dentro e chi è fuori, dove il fare casa vuol dire essere famiglia..famiglia salesiana in questo caso.
Allora ogni tanto è bello che in una comunità come quella salesiana si faccia qualche riunione in meno e qualche esperienza in più: sono venuti trenta bambini a cui la Befana ha distribuito ricche calze..don Bosco sorriderebbe. Chissà, l’altra sera avrebbe fatto il cuoco, o l’animatore, o il cameriere, o il “befano”, probabilmente un po’ di tutto. Avrebbe servito in maniche di camicia.
 Anche ognuno di noi è chiamato a servire, in umiltà e semplicità..ricordando che servire non è donare il di più, ma è donarsi… Certo, una cena è poco, perché tanta gente non avrà la vita agiata neanche domani e qualcuno continuerà a dormire in stazione,ma.. niente va perduto: il Signore non dimentica chi è nella sofferenza, e ama chi dona con gioia!

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