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Card. Tettamanzi ai giovani GMG 2011
GMG 2011 - "Tendere la mano"
Il card. Tettamanzi ai giovani in partenza per Madrid
Lasciamo "che il Signore passi attraverso le nostre porte chiuse, vinciamo ogni diffidenza nei confronti delle sfide di questo tempo e di questa cultura. Usciamo dai nostri cortili e portiamo, con rispetto e con gioia, l'annuncio che anche noi abbiamo visto il Signore". Con quest'invito l'arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi, si è rivolto ieri sera ai giovani radunati in Duomo per una veglia regionale in preparazione alla XXVI Giornata mondiale della gioventù (Gmg), che si terrà a Madrid dal 16 al 21 agosto sul tema "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede". Sono circa 13 mila i giovani delle dieci diocesi lombarde (Milano, Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia e Vigevano) che parteciperanno alla Gmg; tra questi 6.300 ambrosiani. Rivolgendo "un saluto affettuoso" ai presenti e in particolare ai giovani provenienti dalle altre diocesi, l'arcivescovo ha riconosciuto come la convocazione sia stata "un grande segno di comunione". Nel corso della serata è stata anche presentata un'applicazione per iPhone, "iGmg2011", con diversi contenuti audio e video.
Una fede di cui rendere ragione. "Cosa significa essere credenti oggi, in questo contesto culturale e in questa epoca storica? Come è possibile per un giovane credere, e secondo quali stili di vita la fede è ancora praticabile?". Da queste domande è partita la riflessione dell'arcivescovo, consapevole che "la sequela di Gesù non è una scelta scontata e la società in cui viviamo non è più uniformemente cristiana", al punto che "i valori del Vangelo non sono più comunemente condivisi". Prendendo ad esempio il comportamento dell'apostolo Tommaso di fronte all'annuncio pasquale rivoltogli dai compagni ("Se non vedo, se non metto il dito, se non metto la mano, non credo"), il card. Tettamanzi ha asserito che "l'atteggiamento dell'apostolo esprime la necessità di una professione di fede personale e consapevole". "Ciascuno di voi, carissimi giovani - ha aggiunto -, deve cercare Gesù e deve incontrarlo personalmente", dal momento che "non si può credere soltanto perché si è cresciuti in una cultura cristiana: oggi questo non basta più. E quella fede che avete ricevuto dai genitori, dai preti e dai catechisti, che avete vissuto negli oratori e nelle comunità deve diventare una fede vostra, che vi appartiene, di cui conoscete i contenuti e di cui rendete ragione".
Un'esperienza reale. In secondo luogo, ha evidenziato, "l'esperienza della fede è un'esperienza reale", così come Tommaso "incontra un Gesù che lo conosce nel profondo, che ha una parola da dirgli e una chiamata da rivolgergli". "Anche noi oggi - ha sottolineato l'arcivescovo - siamo chiamati a cercare e a incontrare questo Gesù" attraverso "un contatto spirituale vero, capace di segnare la nostra esistenza". "Questo contatto - ha precisato - avviene dentro le vicende del mondo e della Chiesa, dentro quanto capita nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità. È lì che siamo chiamati a mettere le mani, non per possedere egoisticamente, non per imporre il nostro potere, ma per incontrare Gesù e la sua storia, i segni del suo amore e quelli dell'incomprensione dell'uomo. Tendi la tua mano, in segno di comunione e di fraternità: è quello che Gesù ripete anche a noi. Metti il tuo dito nelle ferite dell'amore e della libertà, non per giudicare, non per escludere ma per indicare che quella è la strada della fede e del futuro di ogni uomo e di ogni donna che si lasciano trovare da Gesù. La fede di Tommaso, quella della mano e del dito, è la fede di cui ci dobbiamo appropriare".
Comunità che accoglie e annuncia. Ma "una fede consapevole e personale - ha ricordato il card. Tettamanzi - non è una fede privata e individualista", bensì "ha la sua origine e la sua realizzazione dentro la comunità cristiana. È lì che ci viene trasmessa, che ascoltiamo l'annuncio della buona novella, che impariamo a pregare, è lì che possiamo cercare, interrogare e approfondire. La fede è un dono che si condivide". Perciò "ogni uomo che cerca il Signore con cuore sincero dovrebbe poter incontrare una Chiesa che, innanzitutto, gli dica l'essenziale e il fondamento", "che sappia suscitare in lui il desiderio di vedere Gesù e che lo accompagni fraternamente in questo riconoscimento".
Giorno dopo giorno. Infine, la fede "chiede di crescere nel tempo, di essere coltivata con perseveranza: non è la folgorazione di un istante e non è il coinvolgimento emotivo di un momento, seppure intenso e forte. Non possiamo confondere la fede con un grande evento travolgente che ci riempie di emozione e che ci fa sentire bene. Anche momenti straordinari, dal punto di vista spirituale, anche esperienze emotivamente coinvolgenti chiedono di essere declinati nella quotidianità ed esigono di sedimentare in noi giorno dopo giorno". Il cardinale non ha nascosto la tentazione tipicamente giovanile "di cercare emozioni trascinanti ed esperienze sempre nuove e più forti", ma ha ricordato che la fede "fa camminare in modo autentico e realizzato anche dentro le incertezze e le fatiche dello studio, del lavoro e delle relazioni di tutti i giorni".