L’opportunità del Giubileo

lunedì 30 dicembre 2024
L’opportunità del Giubileo
Come l’evangelico seme che “germoglia e cresce” all’insaputa dell’uomo che l’ha piantato, è appena sbocciata la tenera pianta del Giubileo ordinario del 2025. Il paragone non è azzardato: fino a qualche mese fa pochissimi ne parlavano e ancor meno sembrava l’attenzione intorno a questo momento di vita della Chiesa che periodicamente segna la sua storia. 

Ora, invece, le immagini di Papa Francesco che alla vigilia di Natale si sporge dalla sua semplice carrozzina per bussare umilmente alla Porta Santa, che lui stesso aveva aperto e chiuso in modo straordinario meno di nove anni fa in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia, hanno colpito anche i più distratti. Il 29 dicembre, poi, le strade delle nostre città sono state invase dai credenti che intorno ai loro pastori, alcuni increduli davanti a quella risposta corale, hanno dato inizio al “tempo favorevole” del giubileo nelle Chiese locali delle Diocesi.
Alla Famiglia Salesiana, poi, è stata consegnato il commento alla Strenna del 2025 a firma del Vicario del rettor Maggiore, don Stefano Martoglio, che associa all’evento giubilare il secondo centenario dell’inizio dell’avventura missionaria dei primi Salesiani.
Papa Francesco ci ha invitati a riflettere su cosa significhi camminare nella speranza, sottolineando che questa virtù cristiana non è una semplice attesa passiva o un ottimismo ingenuo, ma un movimento del cuore e della vita verso Dio, fidandosi della sua promessa. La speranza cristiana è una speranza incarnata, che si nutre dell’operosità e si traduce in azioni concrete di carità e giustizia.

In questo senso, don Bosco è per noi un esempio luminoso. Per lui, camminare nella speranza significava agire, sognare e costruire, consapevole che Dio non delude mai chi ripone in Lui la fiducia. Tutto questo è riassunto nella promessa che don Bosco faceva a chi voleva coinvolgere nella sua missione educativa ed evangelizzatrice: egli assicurava “pane, lavoro e Paradiso”.
 
Pane: immagine che dice concretezza di affetto, segno di chi si prende cura di te prima ancora che tu possa corrispondere alle sue attenzioni, siamo ancorati alla “speranza che non delude”. Siamo fatti oggetto di un amore che anticipa ogni nostro moto dell’anima. Il Padre ci cerca costantemente per mezzo del suo Figlio e della Madre Chiesa. Tutto questo si manifesta compiutamente nella celebrazione dell’Eucaristia di cui il pane offerto e ricevuto è il cuore.
 
Lavoro: la speranza, ci ricorda il Papa e ci testimonia don Bosco, è una virtù operativa, a dispetto di chi fa dell’espressione “…speriamo” una dichiarazione di sconsolata resa. Tornano alla mente i segni di speranza che sono contenuti nella Bolla d’indizione del Giubileo che costituiscono altrettanti campi di lavoro dove mettere in atto la virtù operativa della speranza.
 
Paradiso: contribuire a realizzare le piccole speranze terrene dei nostri giovani e dei poveri che serviamo ha lo scopo dichiarato di far crescere in loro la possibilità di affidarsi a colui che realizza la “beata speranza” della vita che non conosce fine! 
Per nulla di meno Giovanni Bosco si è impegnato! Per questo immenso orizzonte ha allargato, oltre i confini del ristretto Piemonte, l’azione pastorale della sua grande famiglia.
Nelle sue ultime parole, “vi aspetto tutti in Paradiso”, c’è il senso della speranza di cui vide l’alba sulle colline del Becchi, lo splendente mezzodì nella sua esistenza, morendo nella certezza che ciò che aveva tenacemente sperato si stava compiendo!
Sia l’anno Giubilare l’occasione per sperimentare anche noi la bellezza di essere “Pellegrini di speranza”.
 

Don Carlo Cassatella