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Al cinema "Grazie ragazzi"
Sullo sfondo dei tanti cambiamenti attuali, spesso la visione di un film o di una serie tv viene considerata mezzo per svuotare la mente dagli impegni e farci così svagare, ma ciò non è detto. Spesso e volentieri attraverso il cinema si spiegano e mettono in scena diversi processi, sociali e storici, che conviene seguire, perché dai film si può imparare molto. Anche se è nettamente diminuita l’abitudine di recarsi direttamente nelle sale, per la pervasività delle serie on demand e come conseguenza del lockdown, imparare con il cinema può favorire la comprensione critica del presente.
Soprattutto per i più giovani, i film possono aiutare a semplificare concetti, rendere iconici comportamenti, rafforzare credenze e valori, e aumentare la sensibilità su determinate tematiche, che se lette solo sui libri o ascoltate da qualcun altro non otterrebbero la stessa attenzione. Proprio per questo motivo, in questo articolo, consigliamo la visione di un film dall’alto contenuto riflessivo ed emozionale.
Il film che proponiamo è “Grazie Ragazzi” diretto da Riccardo Milano , con Antonio Albanese, che è nelle sale da Gennaio. Protagonista del film, inizialmente, sembra essere Antonio, attore appassionato ma spesso disoccupato che, di fronte alla mancanza di offerte di lavoro, ne accetta uno offertogli da un vecchio amico e collega, come insegnante di un laboratorio teatrale all’interno di un istituto penitenziario. Dopo alcuni momenti di titubanza, Antonio si affeziona ai giovani di cui scopre un talento impensabile e questo riaccende in lui la passione e la voglia di fare teatro, al punto da convincere la severa direttrice del carcere a valicare le mura della prigione e mettere in scena la famosa commedia di Samuel Beckett “Aspettando Godot” su un vero palcoscenico teatrale. Giorno dopo giorno i detenuti si affidano alla risolutezza di Antonio e si lasciano andare scoprendo il potere liberatorio dell’arte e la sua capacità di dare uno scopo e una speranza alla loro vita oltre l’attesa.
Recitazione e vita reale finiscono per connettersi in questo film che ha come veri protagonisti i racconti di storie vissute e mai raccontate. Questo ci fa intuire come possano esserci davvero tante storie di vita capaci di commuovere, far riflettere, ma soprattutto, che meritano di essere conosciute e divulgate. E’ facile a volte, pensare che tanti giovani oggi, finiscono per essere affidati alla giustizia ma è importante capirne le ragioni e dare loro la possibilità di sperare in un futuro migliore e soprattutto riabilitarli al mondo, liberi da pregiudizi, con il solo scopo di accompagnarli.
L’arte del teatro, in questo caso, in carcere, può rappresentare un’occasione di riscatto per chi quei luoghi li abita ogni giorno ma anche per chi, pur non scontando nessuna pena, si sente comunque bloccato nella sua esistenza, come nel caso di Antonio, che personifica l’attore caduto in disgrazia e senza più troppa passione per un lavoro che lo ha deluso.
Una commedia che racconta, quindi, come l’arte possa riabilitare e nobilitare l’uomo, e come il teatro possa essere uno strumento ricreativo ma soprattutto socio-pedagogico e culturale ancora valido; come si è sempre sperimentato nell’esperienza quotidiana, religiosa ed educativa attuata negli oratori sin dai tempi di don Bosco, egli stesso anche autore e regista di testi drammaturgici per i suoi ragazzi.
Proprio perché il suo scopo non era quello di parlare sopra la testa delle persone, ma dentro il loro cuore e per farlo spesso non era sufficiente dire cose giuste o belle ma dirle in modo giusto e bello. La rappresentazione teatrale era il giusto mezzo: una vita, due vite, tre vite… mille vite da vivere…questa era la magia del teatro, che attraverso le sue rappresentazioni ironiche o tragiche ancora oggi, in un’era globalizzata e fortemente tecnologizzata, ci apre i sentieri del cuore, e ci invita a riscoprire e vivere i sentimenti di sempre: la gioia, la malinconia e la serena allegria.