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Raid in piazza Redentore rione Libertà nel mirino
I vandali hanno colpito anche la scuola
di Francesco Petruzzelli
Questa volta sono riusciti a devastare quel poco che è rimasto di una piazzetta attrezzata e inaugurata solamente due anni fa dopo un corposo progetto di restyling. Non si sono accontentati dei raid nei mesi precedenti: prendere a martellate i tavolini in pietra, estirpare le aiuole, segare i rami degli alberi, distruggere le spalliere in legno delle panchine. Questa volta hanno fatto peggio rompendo il pavimento, devastando la zona delle giostrine e manomettendo l'impianto di irrigazione. Hanno attorcigliato i tubi intorno agli alberi per poi collegarli ai tubi di scarico di alcune auto parcheggiate; quando il sistema in piena notte è entrato in funzione, l'acqua ha fatto il resto. Ennesimo raid vandalico al Libertà. A finire nuovamente nel mirino delle baby gang piazza del Redentore.
Non una piazza qualunque, ma il simbolo del riscatto sociale dei tanti bambini e ragazzi salvati di generazione in generazione dalla vicina scuola Don Bosco e dall'oratorio Salesiano Redentore. Quasi un affronto alla memoria dell'educatore piemontese che dei giovani fece la sua vocazione pastorale sino a diventare santo. I teppisti hanno agito alle 22 di venerdì scorso. Qualcuno ha cercato di fermarli ma per tutta risposta si è visto lanciare pietre contro la sua finestra tra le risate di questi ragazzini terribili. E ora nel quartiere ci si interroga su un simile episodio che ha lasciato il segno, forse più dei proiettili sparati dai clan in anni e anni di guerra di mala.
La dirigente scolastica Angela Dentamaro è sconvolta da quello che è successo alla piazzetta dove ogni mattina si accalcano bambini e genitori. «Questa volta - racconta sconsolata - abbiamo davvero toccato il fondo. Invierò una relazione ai carabinieri e al Comune. I genitori mi chiedono di fare qualcosa, ma cosa possiamo fare - si chiede - se qui manca il controllo sul territorio?». Non ha nemmeno la forza di reagire. «Questa volta - spiega - non fare nulla sarà la mia protesta. Abbiamo anche pensato di piantare a spese nostre delle aiuole dopo le devastazioni dei mesi scorsi. Ma ora mi chiedo se ne valga la pena piantare nel deserto che c'è fuori».
E la delusione è palpabile perché molto probabilmente questi teppisti sono passati dai banchi e dalle aule della scuola elementare Don Bosco. Un istituto impegnato in progetti di legalità, di educazione all'ambiente e persino in una campagna contro chi non raccoglie le deiezioni dei propri cani. Ma evidentemente a qualcuno tutto ciò non è servito a renderlo migliore. «Siamo - tuona il presidente dell'VIII Circoscrizione, Dino Tartarino - totalmente abbandonati dalle forze dell'ordine. Io a questo punto chiedo di chiudere la piazza con i cancelli e di installare delle telecamere. Ora basta». E la paura adesso corre qualche metro più in là, dove sta nascendo parco De Bernardis, il primo polmone verde del quartiere. Non a caso è stata installata una recinzione altissima per preservare il giardino dai teppisti. Una misura di sicurezza che ha il sapore di una sconfitta. L'amarezza resta anche nella comunità salesiana che si spende ogni giorno nel recupero e nell'educazione dei ragazzi.
«E' un episodio da condannare - commenta il direttore dell'oratorio, don Francesco Preite - ma c'è anche da chiedersi cosa facciano gli adulti e i genitori per prevenire tutto ciò. Bisogna rafforzare la filiera dell'educazione perché spesso i ragazzi non si sentono pronti a gestire il bene pubblico come una piazzetta o un parco. Don Bosco ci ha insegnato che in qualsiasi ragazzo, anche il più disgraziato, c'è un punto accessibile al bene ed è compito dell'educatore trovare quel punto». Ragazzi che spesso fanno a botte per futili motivi come è successo qualche giorno fa in pieno centro davanti alla scuola media Carducci.
Francesco Preite Un altro episodio grave! è facile puntare il dito sui ragazzini e suoi giovani (che non sono certamente esenti da responsabilità), ma mi chiedo gli adulti, i genitori dove sono? E poi, possibile che l'unica risposta al perenne disagio, debba essere il controllo, le forze dell'ordine, la repressione? è vero siamo in un territorio ad alto disagio sociale, con problemi seri di criminalità organizzata, ma con tantissima gente che vuole riscattarsi! Allora perché non prevenire anzichè reprimere, rafforzando il sistema educativo esistente: scuole, associazioni, oratorio? Credo che unire le forze possa solo giovare alla situazione. Ed il ruolo di coordinamento deve essere assunto dalle istituzioni civili preposte. Sono loro che amministrano la res pubblica perché eletti dal popolo. In una situazione di perenne disagio, la capacità di risposta della società civile non credo debba essere misurata su quante volte le forze dell'ordine controllano il territorio, ma su azioni progettuali (politiche) condivise a sostegno dell'educativo. Le istituzioni preposte devono riconoscere l'esistente di chi quotidianamente si impegna nel campo educativo, non possono ignorare il problema o permettersi il lusso di pensare ad altro. Valorizziamo il bene esistente che c'è nel quartiere Libertà! I figli di questo quartiere ce ne saranno grati.
fonti: bari.repubblica.it 7 ottobre 2012 clicca qui
foto www.barisera.net